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Titolo: Gli Asini di Tytan.
Autore: Fantawriter
Editor: Il_Cimpy_Spinoso
email : fantawriter@outlook.it

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Gli Asini di Tytan

— Il suo nomen, prego.
Avvicinò l’ occhio al bioscan – John Parker Agente di sicurezza della 3T — recitò ad alta voce.
Quasi tutta la popolazione del suo pianeta lavorava per l’Industria, un lavoro di bassa manovalanza dentro gli strati bassi del pianeta. Erano conosciuti negli altri dodici mondi come gli Asini di Tytan. Anche lui era stato uno Asino. Fino a quel giorno, quando salvò la vita alla figlia del Presidente Thyssen, e fu promosso ad Agente delle guardie di sicurezza del pianeta. Erano passati trent’anni da quando quel ragazzo si era infilato in quel buco per recuperare quella ragazzina che poteva essere già morta.
Poi, aveva fatto sempre il suo dovere senza mai vergognarsi, senza farsi troppe domande. Ora, si chiedeva se nel cambio avesse solo scelto una forma diversa di schiavitù. Erano mesi che gli venivano in mente quelle strane idee. Sarà la crisi di mezza età, pensò rassegnato. In effetti, la promozione lo aveva strappato da una miserevole vita in miniera. Adesso, viveva in una casa e non in cubo di cemento insieme ad altri dieci Asini; possedeva un’assistenza sanitaria e difficilmente sarebbe morto come il suo vecchio vomitando melma scura e puzzolente; aveva perfino un permesso che gli consentiva di uscire dal pianeta e poter visitare tre dei dodici mondi conosciuti.
L’isocomunicazione ufficiale era stata molto chiara: presentarsi subito a rapporto sul pianeta Terran. Sapeva che quel giorno sarebbe venuto.
Gli altri agenti lo avevano guardato con sospetto. In caserma, una sola voce circolava fra i corridoi: Rajo era stato invitato sul primo pianeta.
Terran era il centro di tutti i mondi; lì risiedeva il potere , lì l’Industria decideva le sorti di miliardi di persone; lì nessuno di loro e nessuno degli abitanti degli altri pianeti potevano entrare e vedere le sue meraviglie senza averne l’autorizzazione. Molti miti circolavano nella galassia sul primo pianeta, ma tutti erano d’accordo che fosse il pianeta prescelto dal creatore.

Il segnale acustico dell’avvenuta identificazione e schedatura negli archivi della sicurezza di frontiera lo destò dai suoi pensieri, mentre la mano ruvida della guardia lo spingeva a oltrepassare il varco e sgombrare la fila.
— Agente Parker, ci segua! Abbiamo l’ordine di accompagnarla. — gli intimarono due colonnelli. Notò subito le mostrine sulla loro uniforme e ubbidì senza dire nulla.
Nella magnificata, il tubo come dicevano i più giovani, attivarono gli stivali. Un brivido attraversò la schiena di Parker fino a diventare un grido strozzato dentro il petto. Sul suo pianeta la magnificata era sotto il livello del suolo e si poteva viaggiare al massimo a quaranta ocran. In quel momento il suo misuratore ne segnava centoventi. Sfrecciavano all’interno di un tubo trasparente, che si snodava come un serpente fra gli edifici della metropoli. Si impennava a centinaia di metri sopra tutto e tutti per poi catapultarsi di colpo nel sottosuolo e sboccare di nuovo in alto nel cielo, mentre al suo interno i ragazzi si facevano strada tra i viaggiatori muovendosi in sorprendenti acrobazie sulla volta. I due ufficiali, d’improvviso, lo presero per le braccia e lo guidarono dentro un varco che si aprì al loro passaggio rivelando un ascensore orizzontale. Quando si fermarono,lo spinsero dentro una gigantesca camera.
Oggetti sconosciuti, che non poteva identificare e neanche associare a quelli a lui familiari lo catapultarono in un mondo oscuro. L’enorme stanza era un ricettacolo di cose grottesche dallo strano odore.
— Agente Parker!— esclamò una voce rauca dall’altra parte della sala facendolo balzare dalla sorpresa. — Non abbia timore, venga avanti.— proseguì il vecchio dietro a una scrivania dall’altra parte della stanza.
— Ho avuto l’ordine di presentarmi a rapporto dal Presidente. — disse Parker cercando di assumere un atteggiamento militare.
— L’ha davanti. Si sieda! — sollecitò il vecchio mostrando un oggetto davanti a lui.
— Mi ascolti — ignorando quello strano oggetto che gli aveva indicato — anche se sono di Tytan, non sono uno sciocco! — disse Parker deciso a restare in piedi — conosco bene il presidente Thyssen.
— Abbia allora la cortesia di mettere la mano dentro questo apparecchio. — rispose calmo il vecchio additando una scatola sulla scrivania.
— Perché? — grugnì Parker, che più della scatola era attratto da un curioso globo trasparente posto accanto con dentro un piccolo mondo alieno.
— Agente Parker, lei, non ha nessuna scelta: alzi gli occhi al soffitto.
La luce blu di un collassatore puntato su di lui seguì il movimento della sua testa.
— La prego, per il suo stesso interesse, di fare come le dico.— disse infine spazientito il vecchio.
Parker obbedì e lo scanner molecolare confermò la sua identità.
Il vecchio picchiò il bottone di un oggetto metallico che fece un suono buffo, e poco dopo entrò un uomo sulla settantina nella stanza.
— Presidente!— disse Parker sollevato.
Lo riconobbe immediatamente, anche se era notevolmente invecchiato dall’ultima volta.
— Agente Parker come sta? — l’uomo gli andò incontro stringendogli la mano.
La politica del primo pianeta comandava la Federazione dei pianeti, chi comandava la politica era l’Industria e l’ Industria era la famiglia Thyssen. Il presidente delle 3T era sopra tutti. John T. Thyssen era molto amato come tutti i suoi predecessori e anche in quel circostanza mostrava la sua gentilezza verso un semplice agente di Tytan.
— Mi dispiace Parker ma dovevo accertarmi della sua identità. Si sieda, prego —
disse indicandogli , di nuovo, quello strano oggetto. Parker lo guardò disorientato.
— È una poltrona del XVIII secolo. Credo che sia l’unica rimasta. Non si alza: deve piegare le ginocchia. È una strana sensazione vero? Velluto e legno.— disse il Presidente.
Parker non conosceva il significato della parola velluto, ma di legno, lo sapeva anche lui, ne era rimasto poco in tutti i mondi, se si escludeva il pianeta agricolo di Smeralda.
— Ora, la prego, Parker, mi presti attenzione: è molto importante. Trent’anni fa le ho affidato un oggetto fino al giorno in cui l’avrei chiamata per restituirmelo. L’ha portato con sé? — chiese il Presidente.
Parker prese dalla sua mantella un piccolo uovo nero e glielo diede.
— Molto bene! Adesso, mia figlia Alyssa le spiegherà cosa dovrà fare per noi — gongolò il Presidente soddisfatto.
— Sono proprio curioso di vedere quanto è cresciuta la bambina.— disse Parker impacciato.
Il vecchio, che gli aveva puntato addosso il collassatore, si spogliò della tuta mimetizzante. Sotto, apparì una ragazza mingherlina con due piccoli occhi neri.
Parker cercò di cianciare qualcosa, ma il gesto di Alyssa lo zittì.
— Sì, agente. Sono Alyssa, la bambina che ha salvato trent’anni fa. Credo che possiamo saltare le cerimonie e andare avanti.
Un pannello isomorfo si attivò davanti a lei.
— Agente Parker dai rapporti avuti su di lei in questi anni, non abbiamo niente da eccepire sul suo stato di servizio. — disse Alyssa scorrendo le immagini virtuali e proseguendo: — Nella sua carriera ha individuato ed eliminato cinquantasei terroristi sul suo pianeta, tuttavia ha rifiutato per due volte la promozione. Può spiegarne il motivo?
— Sta tutto scritto. Ho fatto soltanto il mio dovere, e poi quelle cose sono successe molti anni fa. — sbuffò irritato dai modi spiccioli della ragazza. Tutto sommato, gli poteva dimostrare anche un poco di riconoscenza.
— Lei era un Asino, non e vero? Come la guardano ora i suoi ex colleghi? Si zittiscono quando la vedono, non è vero? Mi dica, agente, ha ancora degli amici fra loro? E la truppa? Nella sua stessa compagnia? Qual è il suo soprannome? Come la chiamano quando non è presente? Me lo dica! — disse Alyssa incalzando Parker.
— Alyssa!— intervenne il Presidente — Credo che tu stia esagerando!
— Per favore, padre, devo sapere – esitò un attimo e poi aggiunse: — se ne vale la pena. Allora Parker, me lo dica! Come la chiamano? — premette Alyssa.
— Lei sembra sapere tutto signorina, lo dica lei!— rispose Parker agitato.
— Rajo! Ecco come la chiamano. Rajo e qualche volta mentre passa nel cortile o va alla mensa, scommetto che le fanno anche il verso. Ma non sono tutti così, è vero? Lei si è fatto anche degli amici. C’è chi la stima , chi la reputa un buon soldato. Lei ha paura delle solitudine , lei vuole solo essere accettato e non vuole iniziare da capo tra i sottufficiali, non è vero Rajo?
— Crede di avermi ferito signorina? Io sono stato un Asino. Mio padre e mio nonno erano Asini. Nella casa dove ho vissuto le pareti erano rivestite di una patina nera, che non era il colore della miniera che ci portavamo dal sottosuolo, ma era il colore della nostra anima indurita fra le rocce di titanio. Comunque, lei ha ragione, a quei tempi io sapevo chi ero e quale fosse il mio posto fra i mondi. La corporazione degli Asini era la mia vita e la vita era la corporazione. Quando divenni un Agente di sicurezza mi ero trasformato in uno straniero per gli Asini, e per l’esercito rappresentavo sempre un Asino che aveva scavalcato le usanze. Ho faticato e lottato ogni giorno per farmi accettare dagli agenti. Bene, adesso, come ha detto lei, signorina, possiamo saltare le cerimonie e andare avanti.
— Molto bene agente Parker, credevo che fosse il solito soldato ottuso. Mi può chiamare Alyssa.
— Rajo. Mi è sempre piaciuto come sopranome. Visto che abbiamo fatto le presentazioni mi può dire il motivo per cui non sono stato rispedito a casa dopo avervi consegnato l’uovo?
— Riconosce questa? — tagliò corto Alyssa, tirando fuori una pistola.
— È la mia pistola. Come l’ha avuta? — esclamò stupito Parker.
— Non ha importanza.
— Alyssa ma che stai facendo? Metti via quell’arma! — ordinò il Presidente Thyssen.
Alyssa si alzò tenendo sotto mira Parker e fece scivolare sulla destra la libreria alle sue spalle rivelando un corridoio segreto.
— Quando un’arma spara in questo palazzo, gli agenti di sicurezza impiegano trenta secondi ad arrivare in qualunque stanza. Hai due possibilità: prendere questo corridoio e correre più velocemente che puoi, oppure aspettare che gli agenti facciano irruzione e ti dematerializzino.— disse Alyssa ansimando.
Dalla pistola partì un fulmine rosso diretto al petto del Presidente, che diede fine al resto dei suoi sogni.
— Rajo muoviti! Pezzo d’Asino, entra nel corridoio! — la voce furiosa di Alyssa spronò Parker che era rimasto intontito dalla velocità degli eventi. Una mano lo prese e lo infilò di forza dentro il tunnel.
— Corri!— urlò la ragazza con tutte le poche forze rimaste.
Parker corse lungo il tunnel, le luci fluorescenti si accendevano a cascata durante il suo passaggio, mentre scivolava in un confuso oblio, e il terrore era l’unica forza che sosteneva le sue gambe.

Quando gli agenti sfondarono la porta dell’ufficio di Thyssen, trovarono il Presidente con il petto squarciato e la figlia riversa sul pavimento con la testa rotta e coperta di sangue.
— Cosa ne pensate Generale? — chiese il Comandante della Polizia di Palazzo.
— In che stato è la signorina Alyssa? — chiese il Generale fingendo di non aver sentito la domanda.
— Nulla di grave, comunque i soccorsi arriveranno tra poco.— disse solerte il Comandante.
— Non la muovete! — ordinò il Generale categorico.
— Ma, Generale, possiamo fare un’impronta artificiale dei corpi. — suggerì il Comandante impacciato.
— Ha sentito i miei ordini? — chiese squadrandolo in malo modo.
— Sissignore! — rispose il Comandante osservando le punte dei suoi stivali.
Il Generale Van Leyden, Comandante del Servizio informazioni difesa di Terran era stato subito avvisato dalla Polizia di Palazzo. Era l’uomo più pericoloso di tutto il pianeta. Si vocifera che perfino Thyssen , il suo ex datore di lavoro, lo avesse temuto prima della sua purpurea morte.
— C’era un altro uomo nella stanza? — chiese Van Leyden. — Avete controllato i registri?
— Il Presidente aveva un appuntamento con l’agente John Parker di Tytan.
— Voglio il fascicolo di questo Parker. Chiamate Tytan. Parlate con la moglie, i figli, gli amici, i colleghi di lavoro, parlate con tutti quelli che lo conoscono e fatevi spiegare perché un insignificante agente di Tytan aveva un appuntamento a palazzo.— poi rivolgendosi al Commissario — Ci pensi lei, di persona — ordinò Van Leyden che voleva liberarsi di quel peso inutile. Il Comandante si volse attorno, guardò i suoi uomini che fecero finta di non avere ascoltato e uscì dalla stanza in silenzio.
— In che stato siamo? — chiese Van Leyden chiamando il suo fidato Attendente.
— Rosso Generale. Nessuno può uscire o entrare dal palazzo. — rispose.
— Bene, diramate un’isoimmagine di Parker a tutti i porti e ai sistemi di vigilanza della magnificata. Voglio che ogni agente, ogni recluta e ogni spia che lavorino per noi conoscano la sua faccia. Lo voglio vivo: niente collassatori. Ha un piano e non possiamo escludere che riesca a fuggire. Ma come? — disse rimuginando ad alta voce e aggiunse: — Ricostruiamo la scena — accennando ai corpi sul pavimento.
— Erano seduti in questo punto.— disse l’Attendente indicando le sedie.
— Esatto! Parker si alza, tira fuori la pistola che è riuscito in qualche modo a nascondere alla dogana. Spara verso il Presidente che era seduto vicino a lui. — disse Van Leyden mimando l’azione. — la figlia era dietro la scrivania. Lo aggredisce, ma Parker è più forte e la spinge sul tavolino basso di cristallo. La signorina Alyssa sviene. Parker non la elimina. In qualche modo conosce il nostro protocollo di sicurezza ed è consapevole che non deve perdere tempo. Inoltre ha un piano per la fuga. La porta era chiusa dall’interno.— continuò indicandola — Gli ascensori bloccati in automatico dal sistema di sicurezza. Deve esserci un passaggio da qualche parte! — concluse Van Leyden indicando le pareti, poi rivolgendosi all’Attendente :— Fate una scansione dell’intera stanza. Thyssen deve aver fatto costruire un passaggio personale.
Poco dopo un agente della polizia che stava passando allo scanner la parete dietro la libreria esultò: — Qui dietro, Generale.
— Inseguitelo! — ordinò ai poliziotti presenti nella stanza — Maggiore, lei, rimanga con me.
— Non andiamo? — chiese l’Attendente.
— Non ancora. Qualcosa non torna.— rispose Van Leyden scavalcando il corpo del Presidente morto e inginocchiandosi per vedere meglio la sua ferita.
— Cosa c’è Generale?— chiese l’Attendente convinto della ricostruzione che lo stesso Van Leyden gli aveva esposto poco prima.
— Non le sembra strano? Una nullità di Tytan riesce a far passare una pistola sotto il nostro naso; conosce il nostro protocollo di sicurezza; addirittura è a conoscenza di un passaggio che Thyssen aveva fatto costruire e non aveva comunicato alla Sicurezza. — disse esaminando la ferita alla testa di Alyssa.
— Sta pensando al Gruppo Oblio? – chiese l’Attendente.
— Forse. È impensabile che abbia potuto fare tutto da solo — disse piegandosi di nuovo sul corpo di Thyssen e indicando la ferita mortale — Guardi! Nessuna bruciatura all’entrata del laser. Un colpo ravvicinato avrebbe provocato delle piaghe lungo i bordi. Il colpo deve essere stato tirato da almeno due metri: Parker era troppo vicino.
— E’ vero!— annuì il Maggiore che continuò il ragionamento di Van Leyden. — e la signorina Thyssen avrebbe dovuto girare attorno la scrivania per aggredirlo. Perché Parker gli avrebbe concesso tutto quel tempo? Sarebbe stato più economico spararle.
— Alyssa avrebbe impiegato almeno cinque secondi dalla scrivania a Parker, diciamo altri quindici nella colluttazione, poi altri dieci sarebbero serviti a Parker per arrivare alla libreria aprirla e chiuderla dietro di lui. Sono trenta secondi dallo sparo, i tempi di reazione della Polizia, Maggiore?
— Venticinque secondi. — disse zelante l’Attendente.
— I tempi non coincidono. Fate portare la signorina Thyssen all’infermeria della caserma. Chiamatemi non appena riprenderà conoscenza. Sergente dove siete? — chiese al comunicatore.
— Nel corridoio. È un tunnel, avanziamo con cautela.
— Nessuna cautela Sergente, alcune perdite sono accettabili. Parker sta correndo nel tunnel. E’ imperativo che l’acciuffiate. Avanzate a passo di corsa e tenetemi informato.

Fuga

— Carl, il portello non si apre. Chiedo il permesso di decollare.— disse il comandante Bley della Marina aureliana.
— Samantha, siamo in codice rosso. Nessuno esce o entra. Ti tocca rimanere a Terran stanotte, dolcezza. — rispose il controllore di volo dello spazioporto del palazzo.
— Senti Carl, ci sono mille orte di idiranio nella stiva e non le posso stoccare per più di ventiquattrore all’interno della nave. Lo sapete bene. Se volete una contaminazione di livello uno per tutto il palazzo fate come volete, ma io scendo e vado via il più lontano possibile.
— Aspetta, dolcezza. — e dopo qualche secondo — Sam hai il permesso di decollare. Peccato! Volevo invitarti a bere qualcosa.
— Un’altra volta Carl. Lo sai che sei il mio preferito, chiudo. — disse Samantha provocante.
Il cargo Australian della marina di Aurelio si alzò in volo e, appena superata l’esosfera, compì il salto G—Mat.
— Ora puoi venire fuori Parker. Prendi l’ ascensore alla tua destra: ti porterà in sala comando. — disse Samantha nell’interfono della nave.
Parker fece come disse quella voce femminile: non aveva più motivo di nascondersi a quel punto. Uscì dal suo nascondiglio nella stiva e seguì le indicazioni.
— Benvenuto sull’Australian. — disse Samantha.
— Mi conosci? — chiese Parker disorientato.
Sam era in piedi sopra il ponte di comando vestendo alla moda del suo pianeta: stivali, pantaloni aderenti e camicia bianca.
— Sei è un’aureliana, non è vero?
Aurelio era stato il dodicesimo pianeta di classe M scoperto e l’ultimo pianeta che era entrato a far parte della Federazione. Al contrario degli altri pianeti che erano stati colonizzati dai Terrani, la vita aveva avuto una propria evoluzione su Aurelio. Gli abitanti, bipedi simili agli uomini, erano famosi per la loro bellezza fisica.
— Si nota molto? Ora, paparino, non ti emozionare perché dobbiamo parlare di cose serie.

— Generale il tunnel è un vicolo cieco: abbiamo trovato una parete di metallo che blocca il passaggio. — comunicò il Sergente della polizia.
— Maledizione! Mandate le vostre coordinate.
Un’olografia si aprì davanti al Generale.
— La squadra è qui. Dopo la parete, ci sono altri duecento mert in linea d’aria per arrivare agli hangar dello spazioporto.— commentò Van Leyden.
— Perfetto! È in trappola. Si sarà nascosto dentro una delle navicelle — esultò il Maggiore compiaciuto.
— Davvero? Guardi il rapporto del traffico aereo: sono stati autorizzati tre voli dal codice rosso per motivi di sicurezza. È dentro uno di quei voli. Li controlli e richiami la squadra.

— È un piano ben organizzato e il fessacchiotto Rajo c’è cascato in pieno. Ora cosa mi farete? — chiese Parker che stava iniziando a reagire.
— Ehi! Asinello, se non te ne fossi accorto ti stiamo salvando la coda da quando sei atterrato su Terran. Credi che, dopo aver consegnato la mappa, saresti ritornato su Tytan come se niente fosse?
— Quale mappa? Chi sei? — chiese Parker impaurito.
— Piano, piano, paparino. Così ti scoppia il cuore. Aspetta un attimo.— disse trafficando sui comandi.
Il Comandante uscì dal salto G—Mat e impostò la rotta per Aurelio. Scese dal ponte comandi e si mise accanto a Parker. Samantha aveva dei lunghi capelli neri, non era molto alta ma i suoi dolci occhi a mandorla e il calore del suo corpo bastarono a farlo addolcire.
— Ascolta paparino, tutto ti sarà spiegato, ma in questo momento una femminuccia isterica non è proprio d’aiuto. La cosa migliore che puoi fare è stare tranquillo e fidarti di me.— disse Samantha.
— Comandante Bley, comunicazione ufficiale da Aurelio.— interruppe il computer dell’astronave.
— Appunto! E io che speravo di avere un po’ di tempo per noi. Ti consiglio di allacciare le cinture. — disse Samantha con la sua consueta aria maliziosa.
— Computer solo l’audio.
— Comandante Bley, qui è l’ammiraglio Fercley. Ha l’ordine di mettersi a disposizione dei due incrociatori che stanno arrivando alle sue coordinate. Non tenti il salto o sarà abbattuta. Spenga i motori e si prepari per un’ispezione.
— Sissignore! Spengo i motori. Chiudo. — poi rivolgendosi a Parker disse: — Al diavolo, porco grassone con i brufoli, e diceva che ero la sua gattina.
— Che cosa faremo ora? — chiese Parker.
— Intanto spengo i motori per non insospettirli. Quando saranno a mille chilometri i sensori individueranno due forme di vita a bordo. Computer, distanza incrociatori da guerra?
— Sono a diecimila chilometri, Comandante.
— Fra quanto saremo a tiro dei rilevatori?
— Dieci minuti, Comandante.
— Credo che sarebbe meglio arrenderci. — farfugliò Parker.
— Eppure le voci della galassia dicono che gli asinelli siano gente dura, cosa ti è successo? Si sono ammosciate le palle? — chiese Samantha divertita.
— Può darsi, oppure non mi piace l’idea di essere vaporizzato nello spazio. — rispose Parker irritato.
— Ahi, Ahi! La paura della morte viene quando si invecchia.
— Va bene aureliana fammi vedere che sai fare. — grugnì Parker.
— Vieni con me.— disse Samantha seria.
Andarono nella stiva. Dietro un pannello perfettamente sigillato viveva l’ idiranio: la molecola costruita dall’uomo per l’uomo. La fonte di energia perfetta. L’idiranio era stabile fino a che non veniva sfruttato al novantotto per cento poi doveva essere stoccato e riconvertito con del semplice cromo per essere innocuo.
— Useremo l’idiranio come arma, è molto instabile in questo momento. Al mio comando spingerai queste due leve, sono gli agganci di sicurezza manuale dei sili. Poi buttati a terra e prega qualsiasi dio preghiate su Tytan . Dammi un bacio, paparino, perché ne ho proprio bisogno.
I due incrociatori si misero a fianco del cargo.
— Australian, qui è la marina di Terran. Dai nostri analizzatori risulta che avete un clandestino a bordo. Preparatevi a essere abbordati.
I motori dell’Australian vennero riattivati.
— Venite a prenderci Terrani. — disse sprezzante Samantha.
L’Australian, con una mossa fulminea, passò sotto l’ala di un incrociatore traslando di centoottanta gradi e abbassandosi parallela alla sua verticale.
— Sgancia paparino — urlò nell’interfono Samantha.
Il carico d’idiranio si staccò dal cargo.
— E ora mettiamo le uova al caldo!
Fece fuoco a cento ocran di distanza dal secondo incrociatore, che si sentì in obbligo di rispondere. Il comandante Bley compì una manovra evasiva. Il calore del raggio surriscaldò i sili, mentre Samantha compiva il balzo lasciando dietro di sé una nuvola bluastra che inghiottiva nel suo freddo nulla i due incrociatori.
— Parker non so cosa hai detto al tuo dio, ma deve avere fatto effetto. Vieni sul ponte.
— Sei un genio Comandante.— disse Parker carico di adrenalina.
— Senti chiamami Sam, oramai credo di essere disoccupata.
— E adesso? — chiese Parker.
— Ogni nave della Marina aureliana ha con sé un sistema di localizzazione, per questo ci hanno trovato. Speravo di farlo all’arrivo, ma devono aver scoperto subito il tunnel. — disse aprendo un pannello sotto il quadro comandi e strappando una serie di schede piene di circuiti.
— Allarme! Allarme! Sistema di localizzazione disattivato, sistemi vitali disattivati, Allarme! Allarme! — risuonò isterica la voce del computer di bordo.
— Computer, disattivati.— disse infuriata Samantha borbottando qualcosa di incomprensibile.
— Cosa succede? — chiese Parker.
— Succede che quando viene staccato il localizzatore il supporto vitale viene disinserito e il computer entra in blocco. È una precauzione di sicurezza in caso di pirateria. Perciò, ora, stai zitto e fammi concentrare che non ero la prima della classe in astrogeometria. — disse Samantha preoccupata mentre eseguiva i calcoli.
— Va bene, paparino, e speriamo di non infilarci a qualche centinaia di metri sottoterra — disse premendo la serie di comandi che facevano accettare al navigatore del salto i dati calcolati.
La navicella apparve sopra il lago ghiacciato Armos. Samantha spense i motori. L’Australian sprofondò nelle acque gelide per qualche secondo e poi riapparve galleggiante nella nebbia. Due imbarcazioni comparvero dal nulla e la rimorchiarono all’interno di una montagna coperta di ghiaccio.
— Io, dentro un’astronave con te, non ci salgo più! — esclamò Parker felice per essere ancora vivo.
— Se non ricordo male: sei un clandestino.— disse Samantha prendendolo in giro. — e non continuare con le tue sciocche domande. Ora saprai ogni cosa. Infila questa — passandogli una giacca termo—riscaldata — padre Michael ti sta aspettando.

Oblio

— Benvenuto John Parker, ero curioso di fare la sua conoscenza. Sono padre Michael. — disse un uomo vestito con l’abito talare degli Zolati.
— Siete terroristi?
— Terroristi, anarchici, ribelli, rivoluzionari, assassini. Nel corso della storia ci hanno chiamato in molti modi.— rispose gesticolando come era suo solito.
— In quale altro modo vi si dovrebbe chiamare? Avete ucciso il Presidente John Thyssen a sangue freddo. Anche sua figlia è una di voi? — chiese Parker arrabbiato.
— Sì, agente Parker, Alyssa è una di noi. Voleva delle spiegazioni: le vuole ancora ascoltare?
— Vai avanti.— disse Parker, teso.
— Lei ci odia non è vero, agente?
— In altri tempi, ti avrei già spezzato il collo.— ringhiò Parker.
Padre Michael alzò gli occhi al cielo, poi rivolgendosi a Parker disse: — Conosce lo scienziato Jeroniamus Bosch?
— È un altro assassino? — rispose sarcastico.
— Circa quattro secoli fa degli operai che lavoravano per la Thyssen stavano trivellando per la creazione di un pozzo geotermico. Trovarono un plico temporale sigillato inviato dal Professor Bosch agli uomini del futuro. Documenti ufficiali riportano che allora Terran era l’unico mondo conosciuto e l’umanità aveva appena scoperto una tecnologia primitiva basata sul nucleare. Lo scienziato, che a quelle conclusioni era arrivato da molti anni, se ne stava in disparte a osservare continuando i suoi studi in segreto. Le paure di Bosch, nel divulgare al mondo scientifico le sue scoperte, si fecero reali quando l’uomo usò le nuove scoperte basate sull’atomo per creare un’arma di distruzione di massa. I documenti non sono chiari: la lettura della lingua arcaica è molto complicata. Sembra che avessero chiamato quell’arma Nagasaki e che il suo inventore fosse un certo Paul Tibbit.
A quel punto Bosch mise le sue ricerche sull’idiranio in un plico insieme a questa lettera, l’ascolti. — disse aprendo un’isomorfa.

Il nostro mondo è minacciato da una crisi la cui ampiezza sembra sfuggire a coloro che hanno il potere di prendere le grandi decisioni per il bene o per il male. La potenza scatenata dell’atomo ha tutto cambiato, salvo il nostro modo di pensare, e noi stiamo scivolando così verso una catastrofe senza precedenti. Perché l’ umanità sopravviva un nuovo modo di pensare è ormai indispensabile. È troppo tardi o troppo presto, lascio in mano al Destino i miei studi.

— Nel plico era presente anche l’uovo che ha custodito con cura per tanti anni.— disse Padre Michael.— Vuole bere qualcosa?
— Non bevo con te. Continua la favola.
— Mi sembra giusto.— disse versandosi una buona dose di bourbon e continuando il racconto.
— Nel plico trovarono una parte degli studi del professor Bosch, grazie ai quali la Thyssen cambiò il mondo; creò una una nuova tecnologia che soppiantò quella allora attuale e l’uomo in pochi anni cambiò totalmente il suo sistema di vita. L’idiranio, una delle più grandi invenzioni di Bosch, permise all’umanità di salvarsi dall’estinzione. Iniziarono i viaggi stellari e le colonizzazioni di nuovi mondi. Cambiamento climatico, sovrappopolazione, inquinamento, carestie: tutti i problemi del pianeta risolti grazie al ritrovamento di quel plico. Abbiamo però perso molto, ma questo esula da quello che lei vuole sapere.
— Non capisco, ancora, cosa vuoi da me. — disse Parker spazientito.
— Guardi cosa è inciso sopra la testa dell’uovo.
— Non ce l’ho! L’avevo dato a Thyssen.
— Davvero? Frughi nelle sue tasche.
— Già, è vero. Eccolo qui! Per questo sono ancora vivo. Adesso mi ucciderai? — disse Parker dandogli l’uovo.
— Non ne ho nessuna intenzione. Guardi, cosa è inciso sopra: Destinum. — indicandogli l’incisione al lato.
— Cosa ve ne farete? Se ho ben capito in duecento anni neanche l’ Industria è riuscita a decifrarlo.

Alyssa

— Svegliatela!— ordinò il generale Van Leyden rabbioso. Un Asino era riuscito a far perdere le sue tracce e distruggere due incrociatori della Federazione.
— Non pensi di poter fuggire, signorina.
— Come si permette? Perché mi tiene imprigionata?. — reagì Alyssa.
Aveva compreso subito dove si trovava. Poteva trattarsi solo della camera bianca: la stanza destinata agli interrogatori per i sovversivi. Ufficialmente quella camera non doveva esistere, ma lei sapeva bene che era stato suo padre ad autorizzarla e Van Leyden a costruirla. I terroristi venivano rilegati in quel cubo sterile dove lo spazio e il tempo trasmutavano. Il bianco era l’unica profondità che riuscivano a percepire, la luce accecante era il solo tempo in cui potevano muoversi, la voce dei propri aguzzini diveniva l’unico agognato contatto con la realtà. Prima di essere rinchiusi e divenire pazzi, ai prigionieri venivano inoculati i Nev. Al di là della stanza, al riparo dal sangue, Van Leyden muoveva dentro il corpo dei prigionieri gli operosi nano esseri artificiali. Avevano la capacità di combinarsi plasmandosi secondo il suo sadico piacere. In questo modo, crescendo sempre più nella scala immaginifica degli orrori, i nanodroidi si trasformavano in uno sfintere nasale che defecava ininterrottamente oppure in un’amigdala impazzita che creava allucinazioni terrificanti. Al prigioniero non restava che perdere la ragione implorando la propria morte. Non era nemmeno necessario farlo parlare: aveva già rivelato i suoi segreti. La prima operazione che i Nev eseguivano era di collegarsi all’ipotalamo e al midollo del soggetto per scaricare nel computer centrale del Servizio informazioni difesa tutti i suoi ricordi.
— Non potrà cavarsela. Io sono una Thyssen e l’erede naturale della carica.
— Lei è morta tre giorni fa all’ospedale. I funerali solenni si sono svolti ieri e anch’io non sono riuscito a controllare le lacrime per la sua violenta morte. Ho indetto una settimana di lutto su tutti i mondi.
— Mi può anche torturare, ma non riuscirà a fermare il Gruppo Oblio.
— Non avevo ancora innestato i Nev. Non ero sicuro che lei fosse divenuta una terrorista, anche se ne avevo un fondato sospetto. Spegnete le olografie. — ordinò.
Alyssa si ritrovò in una semplice stanza blindata nei sotterranei della caserma. Aveva segnato il suo destino. Aveva parlato troppo convinta di stare per morire. Il generale Van Leyden entrò da una porta nascosta con tre militari; la spogliarono e la gettarono a terra immobilizzandola. Infilarono un cappio d’acciaio attorno al collo e passarono il resto del cavo per la schiena serrandolo stretto alle caviglie.
— Ho deciso di non utilizzare i Nev. Conosco bene il suo interesse per la storia e voglio farle provare cosa facevano ai traditori i nostri avi. Lei parlerà Alyssa, parlerà. Lei è solo una ragazzina viziata che gioca a fare la ribelle. Un consiglio: non si muova troppo. I cavi di acciaio hanno il difetto di tagliare.
La luce si spense. Alyssa restò sola con la sua morte ad attenderla. Non poteva parlare e sentiva la corda che affondava nella sua carne e la strangolava. Cercò disperatamente di allungare le caviglie e di inarcare la schiena per allentare la presa. Non voleva morire soffocata. Perse i sensi. Era di nuovo in quel terribile pozzo, non riusciva a respirare, i polmoni le andavano a fuoco. Sentiva la voce di un uomo, era fra le sue braccia, aprì gli occhi, era bellissimo. Aveva dei grandi occhi verdi. Lei si teneva stretta alla sua schiena, mentre lui si arrampicava a mani nude sulla roccia.
— Non piangere: ora ti porto da tuo padre.
Erano le uniche parole che le aveva detto. Lei non era più spaventata e non stava piangendo per questo. In quel momento era diventata una donna.
— Svegliati dolcezza. — un calcio in petto la destò dal suo sonno. L’avevano liberata mentre era priva di sensi. Iniziarono a colpirla senza pietà, ma lei non era presente. Stava salendo aggrappata alla schiena di Rajo e ne sentiva l’odore. Finito il lavoro, la lasciarono sul pavimento slegata. Non poteva fuggire in quello stato. Cercò di appoggiarsi alla parete per respirare meglio, ma scivolò nei suoi escrementi.

Jeroniamus Bosch

— Riprenda l’uovo! Le appartiene. Le segrete scritture dicono: io sono chi sono e il Destino è al mio fianco. Lei è il Professor Jeroniamus Bosch, altrimenti il Destinum non sarebbe stato con lei così a lungo. Il fatum può stare solo al suo fianco. — rivelò Padre Michael.
— Hai tirato troppe bombe. Mi stai dicendo che io sono un uomo che è vissuto più di quattrocento anni fa, e che ha creato un oggetto che dovrebbe essere una mappa per trovare se stesso? — chiese Parker ridendo.
— Lei ha costruito l’uovo per ricordare chi fosse. — incalzò Padre Michael indicandolo con l’indice della mano.
— Eh Thyssen, allora? Anche lui lo ha tenuto per anni. Era anche lui un prescelto?
— No, aveva sempre sentito il bisogno di disfarsi di quell’oggetto. L’aveva fatto altre volte, come altri della sua famiglia prima di lui, ma il Destinum è sempre tornato indietro, tranne nel suo caso. Le vie del Destinum sono infinite. Forse Thyssen aveva iniziato a intuire qualcosa e per questo l’aveva chiamata a Terran.
— E tutto questo lo sai dalla Sacre scritture? — disse sarcastico Parker.
— Lei ha creato il gruppo Oblio e ci ha donato le Sacre scritture.— ribadì Padre Michael.
— Va bene. Come vuoi tu. Sono prigioniero?
— No, il comandante Samantha le farà da guida. Oblio vive nel sottosuolo, prenda quell’ascensore. — disse mostrandogli una porta alla sua sinistra.

— Non mi dire che anche tu credi a quelle sciocchezze. — chiese Parker a Samantha.
— Ascolta bene: ho rischiato il mio bel culetto per portarti qui. Fammi il piacere di stare tranquillo. Adesso credo solo in una bella doccia calda. — disse Samantha.
— Dove dormo? — chiese Parker.
— Ti accompagno al tuo alloggio: settimo piano settore E. Sei negli alloggi delle persone importanti, paparino.
— Cioè?— chiese Parker.
— La base Oblio è un cono rovesciato. Al primo piano ci sono i magazzini dei viveri e gli animali che alleviamo. Al secondo piano svago e cultura, negli altri ci sono gli alloggi e ogni piano ha la propria mensa. Usiamo il calore geotermico del pianeta, quindi paparino, il settimo piano è uno di quelli più ambiti. Fresco durante la stagione calda e caldo durante quella fredda.— spiegò Samantha.
— Dove siamo ora?— chiese Parker notando il continuo andirivieni di persone nel corridoio che stavano percorrendo.
— Questo è il secondo piano, noi lo chiamiamo sesso e droga. Eh dai! Sto scherzando.— rise guardando la faccia sorpresa di Parker.
— Siete in molti? — chiese Parker disorientato da tutta quella gente che si muoveva in continuazione entrando e uscendo nelle varie sale del piano.
— Siamo diecimilanovecentosettantasei, anzi diecimilanovecentosettantasette con te. Sorpreso? Beh, diciamo che non esiste la legge sul controllo delle nascite a Oblio.— rispose strizzandogli l’occhio.
— E questa musica in sottofondo?
— Vieni, ti faccio vedere.
Accompagnò Parker nella sala d’incisione dove veniva registrata tutta la musica che veniva riprodotta a Oblio. Al di là del vetro alcuni uomini e donne stavano suonando con strumenti che Parker non aveva mai visto.
— Si chiama orchestra. E’ un’antica formazione musicale. Gli strumenti sono stati riprodotti su Oblio. Io preferisco il timidor, gli strumenti antichi li trovo troppo limitanti — disse Samantha
— Posso ascoltare cosa stanno suonando?— chiese Parker al tecnico nella sala.
Un’onda delicata accarezzò la pelle di Parker mentre si ripeteva in infinite variazioni e voci.
— Che cos’è? — chiese Parker.
— La sesta in Sol maggiore di Bosch. Abbiamo trovato lo spartito alcuni giorni fa in mezzo alle vecchie partiture. È meravigliosa! — esclamò il tecnico in estasi.
— Per favore, usciamo — disse Parker a Samantha.
— Cosa ti succede?
— Non lo so. Credo un capogiro. Accompagnami nel mio alloggio.
Si salutarono davanti alla porta.
— Verrò domani mattina a vedere come stai.
— Sei la mia carceriera? — chiese ironico Parker.
— Poteva andarti anche peggio, paparino. — rispose l’aureliana mentre andava via sculettando.

Anarchia

— Apro l’Assemblea. L’ordine delle proposte vi apparirà fra poco sui vostri quaderni. Inizia il rappresentante del terzo settore. — disse il Presidente nella sua tradizionale tunica bianca.
Un uomo dalla corporatura minuta e una folta barba avanzò lento sul palco al centro della sala. Lo scintillio negli occhi e l’espressione grave che assunse il suo viso fecero subito presa sull’Assemblea, che non era nuova al suo influsso.
— Cittadini, come voi ben sapete, il terzo settore si è sempre opposto alla missione Infinito. Siete tutti a conoscenza delle lotte che abbiamo intrapreso per ostacolare l’avvio di questo progetto folle. Adesso, a conclusione della missione, l’esistenza stessa di Oblio è minacciata. Purtroppo, la maggioranza del gruppo mistico ha vinto la votazione, ma noi ribadiamo la nostra obiezione di sempre: può una maggioranza decidere il destino di tutta Oblio? Può una maggioranza di persone mettere in pericolo la vita di tutti quanti noi? La risposta esiste cittadini ed è scritta nella nostra stessa legge. La nostra legge prevede che sia necessario raggiungere i nove decimi del consenso quando bisogna intraprendere azioni vitali che mettono in pericolo l’intera comunità.
— Ma cosa stai berciando! Vergognati!— urlò un cittadino che si era alzato dagli spalti più alti.
— Non si permetta più di interrompere. Le rammento che può prenotare un intervento di risposta. — lo ammonì il Presidente. — Prego, Consigliere, continui.
— Cittadini, è proprio questo costume di prepotenza che sta distruggendo l’essenza stessa di Oblio. Siamo venuti a conoscenza che la missione Infinito ha portato l’arresto del tenente Alyssa e questo rappresenta una grave minaccia alla nostra sicurezza. Cittadini, gli incrociatori della Federazione possono venire a bombardarci da un momento all’altro. Il Tenente conosce l’ubicazione della base, potrebbe svelare, anche contro la propria volontà, la nostra posizione. Per questo motivo il terzo settore chiede l’evacuazione immediata della colonia dal pianeta.
Un borbottio si levò dall’assise. Le ultime parole del consigliere fecero lo stesso effetto dei bombardieri tanto temuti. L’atto di evacuazione era una mozione pericolosa, che nessuno, nemmeno nei momenti più bui di Oblio, aveva mai osato presentare. La paura percorse tutta la sala e migliaia di richieste di intervento arrivarono ai pannelli.
— Ordine! Ordine cittadini. Ha concluso Consigliere? — chiese il Presidente che cercava di riprendere il controllo dell’Assemblea.
— Sì, Presidente. — disse andando verso il suo settore mentre un circolo di persone si formava attorno alla sua figura.
— Prego cittadini tornate al vostro posto. Consigliere, la proposta di evacuazione che ha presentato è un atto molto grave. Rammento a tutti che si tratta, in pratica, della chiusura della base. E’ consapevole di quello che sta chiedendo?
— Sì, Presidente. Le assicuro che io e tutti i cittadini del mio settore abbiamo sofferto nel prendere questa decisione. Tuttavia la base è fatta di uomini e donne e possiamo rifondarla da qualche altra parte. Se ci dovessero attaccare e uccidere tutti, allora questa sarebbe la vera fine di Oblio e di quello che rappresenta.
— Il suo settore ha votato in tal senso? — chiese il Presidente.
— Sì, le ho appena inviato il verbale dell’assemblea e della votazione che si è tenuta poco prima che iniziasse quest’assise.
Il Presidente rimase assorto sul proprio quaderno a leggere il verbale. Il novanta per cento delle persone del terzo settore avevano votato per l’evacuazione e la richiesta poteva essere presentata all’Assemblea.
— Mozione regolare. Visto che gli altri interventi della serata vertono sulla missione Infinito e la mozione di evacuazione prevede una risposta immediata, propongo quanto segue: faremo una sospensione di un paio di ore, in questo modo avrete modo di leggere sui vostri quaderni i verbali e di informarvi; farò suonare la chiamata generale in modo da avere un più alto consesso; al ritorno ascolteremo il rapporto del comandante militare padre Michael e, successivamente, voteremo la richiesta. L’assemblea è aggiornata.— concluse il Presidente.

— Generale, lei mi sta deludendo: sono passati cinque giorni e ancora non abbiamo le informazioni necessarie.
— Presidente, la ragazza è più forte di quello che pensavo.
— Si rende conto, che se non otteniamo al più presto la loro posizione, possono evacuare la base?
— Non credo arrivino a tanto.
— Stia in silenzio! — lo sguardo del nuovo Presidente della 3T non ammetteva repliche. Robert T. Thyssen era il minore, ma era lui che in segreto aveva guidato dapprima il vecchio padre malato e in seguito l’ingenuo fratello. Era dovuto uscire allo scoperto, perché non aveva previsto l’imponderabile: la nipote era divenuta una terrorista. La nuova situazione gli aveva imposto di prendere ufficialmente le redini dell’Industria.
— Spezzatela!— ordinò il Presidente Robert perentorio.
— Agli ordini!— rispose Van Leyden uscendo in modo marziale.
L’ascensore magnetico lo portò alle carceri del palazzo. Osservava la terrorista dai monitor della sua scrivania. Doveva trovare una soluzione. Doveva volgere la situazione in suo favore. Non poteva utilizzare i Nev. Questa possibilità l’aveva esclusa a priori, da quando un prigioniero era morto prima che i nanodroidi avessero potuto scaricare qualsiasi informazioni dal sistema nervoso. Era stato trattato da Oblio con i nanokiller, che erano intervenuti appena l’organismo era stato infettato.
Alyssa era sdraiata sul pavimento in posizione fetale, come faceva sempre appena veniva riportata in cella dopo essere stata interrogata. Il suo corpo piagato e ferito stava cedendo: non avrebbe vissuto altre ventiquattr’ore in quello stato.
— Portate la ragazza in infermeria e chiamate il Dottor Newsome. — ordinò Van Leyden.

— Padre Michael, l’Assemblea vuole conoscere il suo rapporto sulla missione Infinito. — disse il Presidente al Comandante militare.
— Il rapporto sarà pronto fra alcuni giorni. Aspetto i rapporti degli ufficiali che hanno partecipato alla missione.— rispose Padre Michael.
— Avete preso delle misure di sicurezza per gli operativi in missione?
— Presidente, sono informazioni riservate.
— Padre Michael , lei sta andando più in là di quello che la sua carica permette. Le ricordo che l’Assemblea è il maggior organo di comando di Oblio. Quello che le chiedo è in realtà un ordine.
— Allora debbo disubbidire.
— Padre Michael , visto che l’Assemblea vuole conoscere unicamente il suo rapporto, farò finta di non avere ascoltato le sue ultime parole.
Alcuni insulti provenienti dal terzo e quinto settore risuonarono nell’assise. Il Presidente non era famoso per la sua indulgenza e quel favoritismo sollevava le correnti politiche avversarie a Padre Michael.
— Credo che dovrò disubbidire anche a questa richiesta. La missione è ancora in corso e ogni fuga di notizie sarebbe mortale per Oblio.
— Non sia sciocco. Siamo tutti fedeli all’ideale. Non ci possono essere fughe di notizie.
— Ho motivo di credere che ci siano dei traditori tra noi.
Insulti e urla si levarono più forti da ogni settore. Infamare l’Assemblea e disubbidire a un ordine era stata una mossa poco cauta, ma tra i difetti di Padre Michael non c’era quello di essere un diplomatico.
Dalle tribune volarono quaderni alla volta del Presidente, che agli occhi dei cittadini sembrava in combutta con il prete. Il Presidente non ebbe altra via di uscita che porre agli arresti il Comandante militare.
— Per motivi di ordine pubblico sciolgo l’Assemblea, art. 1638 e art.1639 della nostra Costituzione, e chiamo il Gran Consiglio a risolvere la questione. Sicurezza, arrestate Padre Michael.— tuonò il Presidente.
Alla vista degli agenti che arrestavano il Comandante i facinorosi si calmarono.
Un sorriso compiaciuto si dipinse sul viso del Consigliere del terzo settore, mentre la sicurezza di Oblio metteva il cerchio contenitivo a padre Michael.

— Toglietegli il cerchio e andate via.— ordinò alla sicurezza nel suo ufficio.
Padre Michael si accasciò su una byta.
— Non comprendi nemmeno cosa hai fatto vero? Sono dieci anni che non si invoca il Gran Consiglio e si estromette l’Assemblea. Proprio ora che che è stata presentata la mozione di evacuazione. Bastava che gli parlassi dei nanokiller. Sei uno pazzo sconsiderato. — disse arrabbiato il Presidente.
— La mozione è solo una bufala. Lo sai meglio di me. Il consigliere McArty deve avere altre mire.
— Cosa vuoi dire?
Padre Michael alzò le spalle e disse: — Le questioni politiche non mi interessano. Ho altri problemi. Un mese fa, la Sicurezza ha trovato una stazione trasmittente improvvisata fuori dalla porta nove. E’ inutile che ti dica a cosa servisse.
— Perché non siamo tutti morti?
— Perché nessuno può inviare trasmissioni non autorizzate . Ci sono strumenti di prevenzione progettati dallo stesso Bosch. Senti non avresti qualcosa da bere per un prete maltrattato?
— Avresti meritato qualcosa di peggio. Parla, ti verso un wisky.
— Ti dicevo — disse bevendo — il nostro sistema di sicurezza prevede un disturbatore di segnali attorno all’area della base. Qualsiasi informazione abbiano voluto spedire non è mai giunta a destinazione.
— Perché non hanno utilizzato il nostro sistema di comunicazione?
Un sogghigno apparve sul volto di padre Michael che disse: — Mi sarebbe piaciuto che ci avessero provato. Comunque il nostro uomo o donna è furbo. Oblio è costruito dentro un nòcciolo di kiferite a prova di bombe e radiazioni. La kiferite ha inoltre la proprietà di disturbare la maggior parte delle frequenza utilizzate. Solo alcune persone selezionate conoscono il nostro sistema di comunicazione. Quindi, i sabotatori conoscevano l’impossibilità di inviare segnali dall’interno.
— Cosa sta succedendo Michael? — chiese il Presidente pieno di sconforto.
— Stiamo perdendo. — rispose laconico.

Parker impiegò non poco a trovare il letto. Il fatto che non potesse utilizzare i comandi vocali lo faceva sentire a disagio. Si sdraiò e prese il Destinum dalla sua tasca. Lo girò fra le mani ripensando a quello che gli era accaduto negli ultimi due giorni. Rivide la morte del Presidente, rivide la figlia uccidere il padre. Come agente aveva dovuto affrontare molti casi di omicidio. Tytan era un pianeta per duri e la vita degli Asini era spietata. Le liti spesso degeneravano in folli risse dove ogni oggetto diveniva un’arma mortale, però quell’assassinio non lo capiva.
— Pazzi criminali. — imprecò a voce alta prendendo l’uovo e gettandolo contro il muro. L’uovo picchiò con un inaspettato rumore attutito. Parker andò a controllare la parete: metallo. Prese fra le mani l’uovo. Lo lanciò di nuovo contro il muro e questo rimbalzò come fosse di gomma.
Rise come un folle. Aveva tenuto quell’oggetto in custodia per anni trattandolo come se fosse di cristallo. Prese l’uovo e iniziò a lanciarlo da una parte all’altra della piccola camera con tutta la sua forza, sempre più forte, ridendo sempre più forte, finché non si accasciò inerme sul letto.
Quando si alzò, aveva preso la sua decisione: sarebbe scappato e avrebbe avvisato il Comando. Ora doveva capire su quale pianeta fosse e trovare un mezzo di fuga. Prese il Destinum e lo mise in tasca. — Potrebbe servire. — disse a se stesso . Stranamente i corridoi erano vuoti e le persone che circolavano quando era arrivato sembravano scomparse.

Il rappresentante del terzo settore, il consigliere McArty, rientrò nei suoi alloggi compiaciuto. Presto, molto presto, sarebbe diventato il nuovo leader incontrastato e avrebbe posto fine a quella ridicola guerra, che si protraeva da un’eternità. Il segretario gli porse un quaderno dove stavano scorrendo delle immagini e avvisò: — Il primo settore!
Una telecamera nascosta collegata a tutti i suoi galoppini stava riprendendo gli incontri con gli altri rappresentanti di settore. McArty aveva sempre preferito controllare quei discorsi. Era consapevole che una parola non detta o un gesto incontrollato dei suoi colleghi valeva più di un freddo rapporto.
— Noi non sosterremo mai e poi mai una decisione come questa. Abbandonare la base? E per dove?— sbottò il consigliere Roth.
— Sapete bene che ci sono dei piani di evacuazione già stabiliti e controllati periodicamente nella loro fattibilità. — rispose il portaborse di McArty.
— Conosco meglio di lei la gestione della sicurezza. Non mi faccia la lezione. Il Consigliere si rende conto che questa base fu voluta e costruita personalmente da Bosch? Noi siamo l’esempio e la speranza per tutta la resistenza Oblio. Se noi scappassimo metteremmo in pericolo l’intera rete. È persino preferibile essere annientati. Ora andatevene!— disse il consigliere Roth infuriato.
— La nostra responsabilità è soprattutto rivolta ai cittadini. Non possiamo decretare la morte di diecimila persone. È una responsabilità che non ci appartiene. Padre Michael è un fanatico che non esiterebbe a far uccidere tutti. Conoscete bene la presa che ha sul popolo. Se non lo fermiamo rischiamo che la sua demagogia faccia una strage.
— Da come parlate sembra che le navi della 3T siano sopra la base. — disse il consigliere scocciato.
— Questo è un rapporto della sicurezza tenuto segreto da padre Michael con la connivenza del Presidente dell’Assemblea.
Il Consigliere lesse attentamente il rapporto con i dettagli del ritrovamento della trasmittente.
— È tutto vero?
— Potete interpellare il Presidente all’inizio dell’assemblea se non ci credete.
L’immagine della stanchezza scese sul volto del consigliere che restituì il quaderno.
— Dite a McArty che appoggerò la sua mozione. Badate bene: solo se quel rapporto risulterà veritiero. Ora andatevene, per favore. — concluse il Consigliere Roth.

— Bene! Roth era quello più difficile: un idealista vecchio stampo. Agli altri è bastato promettergli solo un posto di potere nel nuovo ordine. La sua richiesta come Consigliere integerrimo sarà una bomba all’interno dell’Assemblea. Avete coperto le tracce? — chiese McArty al segretario.
— Gli uomini che hanno piazzato la trasmittente sono usciti questa mattina in missione di approvvigionamento. Purtroppo un guasto alla navicella porterà alla loro prematura morte.
— Fammi vedere gli altri colloqui.

Inganni

Alyssa si svegliò nella stanza personale di Van Leyden. Ogni dolore era scomparso. Si tastò le costole e le gambe: erano guarite. Addosso aveva un piacevole vestito verde della migliore confezione di Eulero.
— Se non ricordo male, è il tuo colore preferito. — disse il Generale.
— Le piace giocare? — chiese Alyssa.
— Purtroppo questo è un gioco a cui non avrei mai voluto giocare Alyssa, ma non ho avuto altra scelta.
— Cosa vuole dire?
— Il suo arresto e la sua detenzione sono stati ordini diretti di suo zio. Io non lo avrei mai fatto. Alyssa, io sono innamorato di te da quando ho preso servizio in questo palazzo.
Alyssa scoppiò in una risata fragorosa.
— Pensa proprio che io sia così sciocca da credere a queste scemenze? — chiese scoppiando in una risata.
— Pensa quello che vuoi! — disse Van Leyden stizzito.
— E adesso che mi ha rivelato questo folle amore cosa vuole fare? Liberarmi?
— Proprio così!
— In questo modo io correrò dal gruppo Oblio e lei potrà farci collassare tutti. Medaglia per il nostro Generale. — applaudì Alyssa.
— Credi che ti reputi così ingenua? — disse il Generale.
Alyssa spostò leggermente la bocca verso il lato sinistro.
— Questo tuo vezzo mi ha fatto sempre impazzire.
— La finisca di fare l’innamorato. E non le permetto nemmeno di darmi del tu. Non riesco a capire dove vuole arrivare ma non ci cascherò.
— Come ho detto: è libera!
— Posso uscire e andare dove voglio? Allora, posso andare a Palazzo, occupare il posto che mi compete e fare a pezzi la 3T. — disse Alyssa divertita.
— Può andare dove vuole, ma lontano da Terran — disse Van Leyden serio.
— Miracolo! Risorta! Una volta ho letto la storia di un tizio che resuscitò dopo tre giorni e fece una rivoluzione sul proprio pianeta.
— Si guardi allo specchio. — disse mortificato Van Leyden.
Alyssa aprì l’isospecchio di fronte a lei.
— Cosa ha fatto? — disse piena di orrore.
— Era l’unica soluzione che suo zio ha accettato per lasciarla libera.
— Oh mio Dio! — esclamò Alyssa toccandosi il viso.
— Avete un nuovo viso e anche alcune parti del vostro corpo sono state modellate in modo differente, le impronte digitali e retiniche riprogrammate secondo la nuova identità.
— Per farmi riconoscere mi basterà un semplice scanner DNA.
— Esiste un virus che può ingannare il test.
— Sporco bastardo. — urlò avventandosi contro di lui.
Van Leyden la immobilizzò in brevissimo tempo.
— Si calmi. Lo usiamo anche noi militari per non farci identificare in caso fossimo presi prigionieri.
— Poteva uccidermi.
— I nano Killer non si attivano con i virus biologici. Come le ho detto: era l’unica soluzione. Suo zio l’avrebbe uccisa. Posso liberarle le mani?
Alyssa annuì capendo che non avrebbe mai sopraffatto il Generale. Non quel giorno. Si ricompose e riprese il suo atteggiamento sprezzante.
— Partirà da Terran per Smeralda. Non farà mai più ritorno su questo pianeta. Queste sono le sue nuove credenziali innestate. Il vostro nuovo nome è Alycia Fieno. E’ un’artista: una pittrice. La conosco molto bene come vede. Prenda questo ciondolo. Se avrà bisogno di me, le basterà aprirlo in questo modo.— disse mostrandogli il gancio di apertura — un segnale mi raggiungerà da ogni parte della galassia.
— Un bel collare. Spera anche che la ringrazi? Mi ha incarcerato, torturato, drogato, trasformato in una persona che neanche riconosco. Van Leyden la prossima volta che ci incontreremo ti ucciderò!— disse Alyssa tirandogli sul viso il ciondolo. Van Leyden chiamò due guardie che entrarono nella stanza.
— Procedete.— ordinò.

Il Presidente Robert uscì dalla stanza accanto e disse: — Si sta giocando il collo con questa mossa.
— Presidente, una singola morte è una tragedia, un milione di morti è una statistica. — rispose Van Leyden.

Rivelazioni

Parker entrò nell’ascensore. Aveva osservato il comandante Samantha quando lo aveva accompagnato e nello stesso modo spinse il bottone con il numero zero impresso sopra. Decise di risalire fino all’entrata della grotta. Forse avrebbe trovato una nave con cui scappare. Al corso di addestramento aveva dovuto fare parecchie ore al simulatore e sperava di portarla almeno in orbita per chiedere aiuto. La porta dell’ascensore si aprì su una stanza abbandonata, mentre una voce risuonò dagli altoparlanti.
— Benvenuto Professor Bosch. È molto tempo che non ci vediamo.
La stanza tradì subito la sua vera essenza: era la cabina di comando di un’antica astronave.
— Chi sta parlando? — chiese Parker allarmato.
— Io sono Bibi: intelligenza artificiale di questa navicella.
— Finalmente un po’ di civiltà. Bibi perché mi hai chiamato Professor Bosch?
— Perché lei è il nuovo professor Bosch da quanto sto apprendendo dal Destinum
— Spiegati meglio.
— Il Destinum è un convertitore di energia—materia da lei inventato per continuare il suo lavoro. Il Destinum ricerca soggetti neuronali adatti e, una volta trovati, può trasferire la mente del Professor Bosch in questi. Una volta che questa procedura è terminata, si occupa di eliminare i conflitti delle due personalità, in favore di quella ospite, attraverso un riadattamento sinaptico.
— Ecco ho tirato anch’io qualche bomba di troppo, e dicevo al prete.
— Il suo umorismo non ha perso lo smalto, Professore.
— Io sono solo un agente di sicurezza, che vuoi che ne sappia di scienza.
— I suo percorsi sinaptici sono stati già potenziati e programmati per ricevere l’intera conoscenza scientifica.
— Io voglio solo raggiungere il più vicino avamposto militare. Non m’importa nulla del gruppo Oblio e delle invenzioni di quel pazzo.
— Questa è una sua scelta. Se deciderà di non avere il transfert deve solo lasciare il Destinum in questa stanza. La programmazione neurale senza ulteriori stimoli da parte del Destinum decadrà in circa centoventi giorni terrestri.
— Cosa sono i giorni terrestri?
— Non comprendo la domanda Professore.
— Lascia stare. Lascio l’uovo! Bibi, su che pianeta sono?
— Lei è sul pianeta Terra. Circolo polare artico. Vuole le coordinate?
— Quanto dista Terra da Terran? —
— Non comprendo la domanda, Professore.
— Quanti anni luce sono distanti Terra da Terran?
Improvvisamente Parker comprese perché il computer non compitava la domanda.
— Quanti pianeti ci sono in questo sistema stellare?
— Nove pianeti.
— La classe della sua stella?
— G8, Professore.
— Terra ha un satellite? Qual è il suo nome e la sua massa?
— Luna . La sua massa è nove QTT
— Grazie Bibi. Fammi vedere la mia posizione sulla Terra.
Un’olografia della Terra si accese davanti a lui.
— E questo sarebbe il pianeta prescelto? Cosa è successo?
— Una delle mie programmazioni è quella di intercettare, immagazzinare tutte le banche dati del pianeta. Vuole una sintesi?
— Sì. — disse Parker che si era seduto sulla poltrona di comando.
— La 3T scoprì nell’anno 2400 il plico Bosch: una cornucopia di scoperte che lei lasciò ai posteri sperando che avessero superato quella che lei definiva età egoistica.
— Bibi ti stai sbagliando: ora siamo nel 2430.
— Errato dottore, ora siamo nel 2430 e.t. Il calendario è stato azzerato da David Thyssen nel 2553 d.c. .
Parker deglutì e rimase in attesa.
— Con la scoperta da lei fatta del fronte quantistico la Thyssen avviò un processo di cambiamento climatico mascherandolo con l’effetto serra provocato dalle percentuali di biossido allora in alte percentuali nell’atmosfera. Comprando terreni in alcune località selezionate su tutto il globo, finanziate dai nuovi brevetti ottenuti dalle sue scoperte, la Thyssen decise di spingere il cambiamento climatico a un punto di non ritorno. Vaste zone dei poli si sciolsero, la maggior parte delle coste continentali si inabissarono, maremoti e terremoti spazzarono via miliardi di persone. La morfologia del pianeta mutò tanto da non poter garantire il sostentamento della restante popolazione terrestre.
Gli Stati nazionali si disgregarono e la Thyssen li sostituì mantenendo l’ordine tramite l’Agenzia di sicurezza della sua Industria. —
— Cioè, con me!— disse Parker.
— Agli inizi del XXV secolo del vecchio calendario, Norman Thyssen annunciò di avere scoperto nove esopianeti abitabili e di avere la tecnologia di arrivarci in breve tempo. Il sistema politico terrestre si trasformò in un sistema autarchico planetario.
— Perché non si conosce questa storia della Terra?
— Dalle mie informazioni rilevo che le banche dati sono state cancellate. Un programma di revisionismo storico fu messo in atto dallo stesso Norman Thyssen.
— È stata tutta colpa di Bosch! Se lui non avesse creato quel plico questo non sarebbe accaduto.
— Professore, è per questo che io e lei esistiamo. Noi siamo la coscienza di Bosch.
— Per me è troppo. Sono cose troppo grandi per un Asino.— sbottò Parker scuotendo la testa.
— Rinuncia?
— Sì! Lascio qui l’uovo.
— Addio, Agente Parker.
— Bibi, un’ultima cosa: dove sono tutti?
— Sala del Gran Consiglio, livello quattro.

Evacuazione

— Prego, entri pure comandante Bley.
— Presidente, padre Michael. — disse salutando i due uomini.
— Novità del tenente Alyssa? — chiese padre Michael.
— Nessuna. Sappiamo dal nostro infiltrato che i funerali di Stato sono stati solo una messa in scena, ma non abbiamo più notizie di lei.
— A questo punto dobbiamo pensare che sia stata trattata con i Nev e sia morta. — esordì il Presidente.
— Mi rifiuto di darla per morta. Mi offro per una missione di recupero.— disse Samantha alzando la voce.
— È escluso. Tornare al Palazzo equivarrebbe a un suicidio. Neanche a me piace l’idea di abbandonare il Tenente, ma se non abbiamo ulteriori informazioni dobbiamo considerarla dispersa sul campo.— ribadì il Presidente.
— Un momento. A nessuno dei due è venuto in mente che potrebbe non trovarsi più nel palazzo? — interruppe padre Michael.
— Non credo che Van Leyden l’abbia lasciata andare. Inoltre dopo i funerali di Stato non oserebbero lasciarla libera.— disse il Presidente.
— Non stiamo parlando di un uomo qualunque. Van Leyden è astuto come un Euleriano. Pensate, solo per ipotesi, se l’avesse fatto. Se l’avesse lasciato libera. Quale sarebbe il suo piano?.
— Noi avremmo cercato di metterci in contatto con lei — disse Samantha.
— Certo e poi? — continuò padre Michael
— Alyssa sarebbe andata solo nei luoghi dove non fossero presenti le basi di Oblio.
— Una ricerca incrociata tra le informazioni degli spostamenti di Alyssa e le le nostre ricerche gli darebbe degli indizi sufficienti.— disse padre Michael.
— E come farebbe a venire a conoscenza delle nostre ricerche? — chiese Samantha.
— Noi andremmo nei punti di ritrovo, nei nostri villaggi a chiedere informazioni su di lei. È probabile che alcuni informatori facciano il doppio gioco. Inoltre, il movimento di nuovi arrivati potrebbe mettere in allarme il controspionaggio. — disse padre Michael.
— È un’assurdità: La galassia abitata è immensa. Parliamo di dodici pianeti e di centinaia di lune.— esplose il Presidente.
— Cosa consiglia di fare? — chiese Samantha a padre Michael.
— Se fossi Van Leyden per iniziare la infilerei nel posto dove la nostra presenza è più consistente. Se la mia tesi è giusta, Alyssa scapperebbe immediatamente da quel luogo per non avere contatti con la resistenza.— rispose il prete.
— Smeralda! — esclamò Samantha.
— Vi vieto una missione del genere. In questo momento il Consiglio non l’approverebbe mai. E francamente mi sembra una follia. Ci siamo capiti? — guardando prima Samantha e poi padre Michael.

La sala del Gran Consiglio era stipata al completo. C’era una grande agitazione. Molte persone erano entrate già da tempo, mentre i due rappresentanti delle città di collegamento con la base, che erano stati chiamati a votare, arrivarono per ultimi. Discussioni rabbiose prendevano fuoco in gruppi isolati, e più volte la Sicurezza dovette intervenire. I sostenitore di McArty davano dei traditori a quelli di padre Michael, che li incolpavano di vigliaccheria. In ogni punto dell’auditorium divampano scontri e risse.
— È aperta l’Assemblea straordinaria per rispondere alla mozione di evacuazione presentata dal terzo settore come dall’art 358 e 367 del codice di Oblio. Vi ricordo che, per motivi di sicurezza, l’Assemblea è stata estromessa dalla votazione e sostituita dal Gran Consiglio. Da questo momento ulteriori atti di violenza durante l’assise saranno perseguiti e porteranno lo svolgimento a porte chiuse. — L’assemblea si fece in un attimo silenziosa.— Viene chiamato di nuovo a prestare rapporto il Comandante militare padre Michael. — disse il Presidente.
Dal primo settore una figura imponente in tutti i suoi onorati anni di servizio si alzò e prese la parola.
— Presidente, mi avvalgo della facoltà di primo intervento.
Era una possibilità che i codici davano ai consiglieri all’inizio di una assemblea e con la quale cedevano la prerogativa di riprendere la parola durante lo svolgimento.
— Consigliere Elija è sempre un piacere udire le sue sagge parole.
— Quello che voglio sottoporre all’Assemblea è un rapporto della sicurezza datato più di un mese fa e che mi è pervenuto per le mani poco prima che iniziasse l’assise. I fatti denunciati da questo rapporto sono molto gravi. Spero con tutto me stesso.— una vena di dolore pulsò sulla fronte del Consigliere. — che questa relazione sia un falso.
— Lo invii ai quaderni dei presenti, Consigliere.— disse il Presidente
— Certamente. Come potete leggere il rapporto firmato dagli agenti Jack Boimer e Joi Wells denuncia il ritrovamento di un sistema di radiocomunicazione all’esterno della base più di un mese or sono. Questo rapporto non è mai stato reso pubblico in tutte le Assemblee finora indette, né è stato reso noto ai Capi dipartimento e ai Consiglieri. Le chiedo Presidente: è questo rapporto veritiero? Lei ne era informato?
— Consigliere Elija, risponderò alla vostra intervento dopo che avremo ascoltato il rapporto di padre Michael.
Il consigliere McArty si alzò di scatto e prese la parola senza chiederne il permesso.
— È inconcepibile che non vi sia risposta immediata. — sbraitò, e come un vulcano incontenibile incalzò: — Presento il rapporto di questa mattina del centro volo, il quale notifica alla Sicurezza l’esplosione della navicella con la quale gli agenti Boimer e Wells rientravano dal servizio di approvvigionamento. Mi sembra una faccenda alquanto losca che non si possa più ascoltare i due agenti che hanno trovato la trasmittente. Chiedo un’istruttoria e la messa agli arresti preventiva per tradimento del Comandante militare e del Presidente dell’Assemblea.— disse furibondo.
Padre Michael e il Presidente si guardarono. Un sorriso sfumato, che non poteva passare inosservato a un navigato politico come McArty, comparve sui loro visi. Le gambe del Consigliere si fecero molli e lo costrinsero a sedersi cercando di rimanere impassibile davanti alla sua fine. Intanto dalla platea arrivavano fischi, urla e grida. Il gong assordante, che veniva suonato durante le dimostrazioni più iraconde, dovette essere battuto per tre volte prima che il Presidente riuscisse a riprendere la parola.
— Risponderà ai due interventi il Comandante militare. Prego Padre. Dall’assemblea si levarono improperi e fischi.
— Per favore.— facendo segno con la mano. — credo che più delle mie parole sia meglio ascoltare le parole dei presunti morti. Agenti prendete posto al centro della sala. Agente Wells ha scoperto lei la trasmittente?
— Non proprio.
— Si spieghi meglio.
— L’abbiamo istallata; avevamo l’ordine di montarla con il pretesto del turno di guardia all’esterno. Siamo stati scoperti mentre l’installavamo.
— Agente Boimer chi vi ha dato l’ordine?
— Il consigliere McArty — disse furibondo — Quel grande figlio di Thyssen voleva ammazzarci per metterci a tacere.
— Cosa vi aveva promesso il Consigliere?
— Un posto di comando nel nuovo ordine. — dissero.
Il consigliere McArty si alzò per allontanarsi quando una mano sulla spalla l’obbligò a sedersi di nuovo.
— Vuole proprio andare via? — ringhiò Samantha dietro di lui. Altre guardie di sicurezza si appostarono accanto i Consiglieri del secondo , quinto e settimo settore.
— Rendo noto all’Assemblea che i due agenti in questione per la loro dichiarazione, seppur espulsi dalla Sicurezza, non avranno altre conseguenze penali.
Intanto Parker, che stava assistendo divertito al dibattito, chiese a un ragazzo: — Ma qui è sempre così?
— Magari! Di solito è una noia mortale. Io ci vengo per rimorchiare. — disse facendogli notare con un gesto della testa le due ragazze davanti a loro.
— È tutto falso. E’ una messa in scena per coprire la tirannia che avete instaurato. — urlò in uno scatto d’orgoglio il Consigliere del quinto settore.
— McMahan, come vede non la chiamo neanche più consigliere perché non si merita più questo titolo, sono in possesso di filmati, fatti dallo stesso McArty durante i vostri incontri con i suoi portaborse, dove complottate per un golpe. — disse padre Michael non riuscendo più a frenare la collera — Voi bestie incivili volevate fare di questo tempio dell’anarchia uno scempio. Volevate consegnarci a Thyssen e cucirvi con le nostre pelli il vostro benessere e con le nostra budella dei soffici cuscini per dormire nelle calde case di Terran. Sia questo giorno da monito a tutti quelli che in futuro vorranno compiere gli stessi gesti atroci e tradire la causa. Oblio è la difesa di un’idea molto semplice: l’uomo. Noi siamo i leoni che proteggono questa idea. — tuonò con gli occhi iniettati di sangue. — Quanto a voi — rivolgendosi all’Assemblea — ho assistito a scene indecenti. Fratelli che picchiavano fratelli. Risse, grida e urla. Con i vostri atteggiamenti avete offeso le Sacre Scritture , avete offeso la stessa memoria di Bosch. Credete che il nostro sistema di autogoverno sia nato per caso? Credete che l’Assemblea sia una sala ricreativa? Quando siamo riuniti compiamo il gesto più sacro e il dovere più grande. Per questo motivo non è resa obbligatoria la partecipazione: solo chi è disposto a gravarsi della responsabilità della sorte del proprio fratello è degno di parteciparvi. Credo che tutti noi dobbiamo rileggerci le Sacre Scritture per ricordarci il motivo per cui siamo qui, per ricordarci il motivo per il quale soffriamo tante privazioni e per cui molti di noi muoiono. Adesso, potete trovare il rapporto dell’operazione Infinito sui vostri quaderni. Intanto vi presento John Parker il custode dell’uovo.— indicando con la mano verso il suo indirizzo disse: — Vieni avanti.
Il ragazzo, che aveva parlato prima con lui, si voltò a guardarlo come fecero tutti i presenti all’Assemblea. Parker, in imbarazzo per tutta quella gente che l’osservava meravigliata, uscì trafelato dalla sala.

Diserzione

— Hai bisogno di un pannolino, paparino? — chiese Samantha raggiungendo di corsa Parker nei corridoi.
— Ma tu sei dappertutto?
— Dovunque ci sia da menare le mani, potrai trovare il tenente Samantha. Vieni, abbiamo bisogno tutti e due di una bella sbronza.— disse.
— Come è andata l’Assemblea? — chiese il barista del secondo piano.
— Hanno arrestato McArty e il suo seguito.— rispose Samantha
— Era ora! — mormorò il barman mentre prendeva due bicchieri.
— La politica, troppe complicazioni. Se me lo avessero chiesto l’avrei ammazzato io senza tanti problemi. — sbraitò Samantha.
— Attenta, che ti metti un’altra volta nei guai con questi discorsi. Bumba?— chiese il barista.
— Bumba!— sorrise Samantha.
— Quali guai? — chiese Parker incuriosito.
— Non lo sai? Devi essere proprio uno nuovo. Ti presento il tenente Samantha Bley: il soldato più decorato di Oblio. Famosa per i suoi atti eroici e la sua insubordinazione. E’ stata retrocessa tre volte da Padre Michael in persona anche se rimane la sua favorita. Pagamento signora. — disse mettendo due bicchieri pieni di una bevanda rossa sul bancone.
— Potresti farmi anche credito! — ammiccò Samantha.
— Con il ritmo in cui ti sbronzi resterei senza lavoro in una settimana. Sette crediti.
— John ci pensi tu?
— Io non ho il becco di un quattrino.
Samantha lo prese in disparte. — John ogni assegnato alla base ha cento crediti mensili per mangiare. Le risorse non sono infinite. Devi solo appoggiare la mano su quel quaderno.
I cento crediti di Parker finirono molto presto.
— Come sei finita a fare l’anarchica? — chiese Parker.
— Le regole della Thyssen mi stavano troppe strette e poi con Oblio c’è sempre da divertirsi. Mi annoio quando non c’è nessuna battaglia.
— Io non ci capisco nulla. Sembrate dei matti. Ero all’assemblea. — scuotendo il capo. — Il prete aveva gli occhi iniettati di sangue e voleva a tutti i costi la vita di quegli uomini. Non mi sembra che McArty volesse vendervi a Thyssen. Perché l’ha fatto passare per un traditore? — disse buttando giù il quarto bicchiere in gola.
— McArty voleva prendere il posto del Presidente e venderci all’Industria. E’ un traditore. Il resto è solo politica. Per quanto mi riguarda l’avrei ammazzato in quel momento, invece di aspettare il processo.— disse Samantha.
— Samantha me ne voglio andare da Oblio.— supplicò Parker.
L’Assemblea era terminata e la mozione di evacuazione venne respinta. Samantha e Parker vennero interrotti dall’arrivo dei cittadini assetati. I credenti si riversarono su Parker per presentarsi e Samantha ne approfittò per farsi offrire da bere.
— Se non mi porti via di qui, avrò una crisi di nervi. — gli sussurrò Parker.
— Conosco un modo per farti rilassare, paparino.

Smeralda era un pianeta di agricoltori. Il terreno era molto fertile a causa dell’intensa attività vulcanica durante la sua formazione e i suoi due soli lontani lo facevano assomigliare a un paradiso. Sebbene i convertitori energia-materia supplissero alla mancanza di cibo, questo non aveva lo stesso sapore e profumo dei cibi freschi. Le derrate alimentari di Smeralda erano un bene molto pregiato e aveva un commercio molto florido nei mondi che potevano permettersele.
Alyssa sbarcò nel Mokil: una regione del continente subtropicale dove le temperature non scendevano mai sotto i dieci gradi e non superavano i trenta. Il maggiore, che l’aveva scortata, l’aiutò con i bagagli e poi ripartì.
Alyssa non entrò subito nella fattoria. Prese una tela dalla scorta che le aveva regalato Van Leyden. Dipinse il suo autoritratto con il suo vero volto, poi sopra pennellò quello nuovo. Al termine stette ad ammirare le due falsità.

Le luce si accesero , come sempre, alle ore sei e trenta del mattino. La seconda suonata di Mincosky echeggiò nelle stanze. Samantha si alzò con una precisa idea nella mente rafforzata dal sogno fatto nella notte.
— Dove stai andando tanto di fretta? — chiese Parker ancora insonnolito.
— Vado a farmi togliere almeno un altro paio di gradi. — rispose Samantha mentre si stava infilando gli stivali lunghi che portava sempre in missione.
— Vengo con te! — disse Parker.
— Non sai nemmeno in che guaio mi sto cacciando. — disse Samantha.
— Non ha importanza. Noi due siamo una bella squadra: abbiamo fatto fuori due inseguitori e possiamo.
Samantha lo fermò immediatamente mettendogli una mano sulla bocca e disse: — Guarda che non mi devi nulla. Sai benissimo che noi aureliane abbiamo una vita sentimentale molto libera.
— È inutile che reciti. Io ti conosco.— disse serio.
— Tu non mi conosci affatto. — girandosi per prendere l’altro stivale continuò: — non sono una brava persona e ho fatte cose molte brutte. — disse alzandosi per andare a prendere il cinturone.
— Non m’importa: ti conosco. — ribadì Parker avvicinandosi e baciandola.
— Va bene! Hai ragione: mi conosci. — rispose Samantha mentre diveniva miele fra le sue braccia.— John cerca di capire io sono un soldato e non posso abbandonare uno dei miei.
— Approvo Comandante. Vengo con te. — disse Parker.
— Non puoi. Hai una taglia sulla testa. Alla prima scansione ci acciufferebbero. — disse Samantha
— Allora cosa posso fare? — borbottò Parker.
— Intanto potresti fare due cose. La prima: traslocare tutte le mie cose nella tua stanza. Al settimo piano si sta meglio. — disse Samantha.
— E’ per questo che vuoi venire a vivere con me? Per prendere un alloggio più caldo? — rise Parker.
— E per quale motivo pensavi? — rispose Samantha ridendo.
— La seconda?
— Cerca di capire a cosa serve l’uovo: se è rimasto con te tutto questo tempo ci deve essere un motivo.— disse seria.
— Ti devo dire una cosa Sam.— borbottò Parker, e gli confessò di Bibi e dell’uovo.
— Non è possibile! Hai rifiutato di porre fine a una guerra che ha ucciso più di cento milioni di persone in duecento anni.— disse sbalordita Samantha.
— Io questa vostra guerra non la capisco. Grazie alla Thyssen tutti hanno un lavoro, la gente viene curata e non si muore più di fame. Cosa altro volete? — chiese Parker alzando le braccia al cielo.
— Proprio tu dici questo! Ti sei dimenticato come vivevi quando eri un Asino. Il lavoro che facevi poteva essere sbrigato benissimo da una macchina, ma gli Asini costano molto meno e poi chi se ne frega se muoiono giovani di cancro ai polmoni. Il cancro ai polmoni può essere curato, lo sapevi? Però il costo sociale renderebbe l’estrazione economicamente poco vantaggiosa e allora niente sanità per i poveri Asini. Su Smeralda i contadini vivono in fattorie che sono poco più che catapecchie e possono sintetizzare il cibo fino all’ammontare della metà della loro produzione. Questo solo per un gioco sadico della Thyssen. E ti posso fare altri centinaia di esempi, ma il punto è un altro: quando la scelta è manipolata la libertà non esiste, paparino. Ora devo andare non ho tempo per farti la lezione.— disse aprendo la porta per uscire.
— Vuoi ancora trasferirti da me? — mormorò Parker.
Samantha ci pensò alcuni secondi, ma solo per farlo stare sulle spine mentre lo guardava severa, poi rispose:
— Sì! Inoltre mi aspetto che prepari anche le carte per sposarci. Noi Aureliane andiamo a vivere con i nostri uomini solo da sposate.— ritornò sui suoi passi per baciarlo e uscì per compiere la sua missione.
Samantha Bley prese il suo cargo senza permesso con la scusa di un controllo alla strumentazione. Fece un paio di salti dentro un ammasso globulare e atterrò allo spazioporto di Rosalub nell’emisfero settentrionale di Smeralda.
— Il suo nomen prego? —
Avvicinò l’occhio al bioscan.
— Alyna Serbeji commerciante di zenzero.
Il bioscan accettò la sua falsa identità. Passata la dogana prese il primo aerotaxi per il mercato orientale. Si insinuò nelle vie del più antico mercato dei dodici pianeti, dove veniva venduta ogni genere di mercanzia. Il mercato era composto da tanti piani quanti se ne potevano scordare con il passare dei secoli. Le merci offuscavano la vista, divenendo il pittoresco cielo che attirava flotte di turisti paganti da ogni dove. Affittò degli scarponi anti—gravitazione all’ingresso sud e si mise alla ricerca di Kim Ramajan. Questo era uno dei tanti numerari ausiliari sparsi per i mondi, i quali, pur non vivendo nelle basi di Oblio, ne costituivano lo scheletro portante. Innanzitutto, doveva chiedere il premesso al capo del Fronte orientale che comandava il bazar: Assal Benan Affat.
Lo trovò mentre insegnava a un bambino, certamente un altro dei suoi innumerevoli figli, come veniva giocato il timidor. Non si meravigliò del fatto che, mentre i bambini crescevano, lui rimanesse sempre lo stesso vecchio che aveva conosciuto vent’anni prima.
— Che il volere di Dio sia con te. Mi ricordo quando ero al posto di tuo figlio. Usi ancora i canditi di zenzero per le emozioni? — chiese Samantha atterrando sul balcone del banco dove vendeva anche i suoi strumenti.
Il vecchio alzò il recipiente di terracotta con i canditi. Prese un timidor e giocò una vecchia visione. — E con te. — rispose lisciandosi i suoi baffi neri come la pece.
— Ti ricordi ancora della mia visione?
— Mi ricordo di ogni visione che ogni bambino ha composto. Sono le emozioni pure prima che vengano inquinate dai mondi. — rispose Assal Affat sgridando la sua allieva.
— Avrei bisogno di parlarti.
Il vecchio disobbligò il bambino con un cenno, mentre Samantha ricordando la consuetudine della casa si tolse gli scarponi antigravità e li mise nella rastrelliera. Samantha si sedette sul tappeto, vicino al maestro, come aveva fatto molte altre volte in una vita molto lontana.
— Ho bisogno di un favore.— saltando ogni convenevole.
— Eri una buona allieva. Non la migliore, ma una buona allieva. Adesso compari ogni cinque, sei anni per dei favori e non suoni più. — prendendo le sue mani e facendole notare la mancanza del callo che si veniva a formare al fianco dell’indice dei suonatori di timidor.
— Lo so maestro.— vergognandosi come quando da bambina non eseguiva gli esercizi giornalieri e veniva sgridata.
— Cosa posso fare per te? — chiese comprensivo il maestro.
— Ho bisogno di parlare con Kim Ramajan. — rispose Samantha.
Il maestro infilò il kefir sulla testa. Il timidor giocò senza emettere apparentemente nessuna visione. Un ragazzo, che stava vendendo spezie a dei turisti, lasciò improvvisamente la contrattazione e si avviò verso un banco di bacche di Nerea.
— Che il volere di Dio sia con te — disse come consuetudine il ragazzo.
— E con te.— rispose Ramajan.
— Che le tue spose siano fertili e la pioggia bagni i tuoi campi.— rispose il ragazzo che si sbrigò a tornare ai suoi affari sperando che i turisti non se ne fossero andati.
Ramajan indossò il kefir e prese il suo timidor personale dalle tasche per mettersi in contatto con Affat.
Il timidor , oltre che uno strumento musicale, era diventato nei secoli un mezzo per comunicare senza il pericolo di essere ascoltati all’interno del bazar. L’apprendistato per giocarlo fino a quel livello era un segreto che il mercato teneva proprio: le guardie dell’Industria non avrebbero mai potuto decifrare i suono-visivi invisibili che gli ambulanti si scambiavano.
— Sei ancora capace? — chiese il maestro mentre gli infilava il kefir e passava il timidor.
Samantha annuì rispettosa e chiese a Ramajan la lista di tutte le donne che avevano preso residenza nell’ultima settimana sul pianeta e il loro attuale indirizzo. Kim l’avrebbe contattata alla stessa ora l’indomani per comunicargli l’informazione.
— Ora Samantha devi permettermi di essere tuo ospite per questo giorno. Mia moglie sarà felice di rivederti e cucinare di nuovo per te.
— Grazie, maestro.

Servizi

— Voglio parlare subito con il Sergente.— disse perentorio Van Leyden al Colonnello scendendo la scaletta del suo caccia stellare.
— Ci sta aspettando nella caserma all’interno dello spazioporto. — rispose.
— Ci sono altre conferme visive?
— Nossignore!
— Maledizione! Avete dormito tutti? Ho mandato un intero plotone per la sorveglianza
— Dopo di lei, Generale — entrando nella sala dove si trovava il Sergente, che scattò sull’attenti.
— Sergente Pablo Alvarez a rapporto.
— Riposo soldato. Parla! Non ho tempo da perdere.
— Al quinto ciclo ero nella posizione assegnatami.
— Colonnello ci lasci soli. — interruppe Van Leyden.
— Bene, Sergente. Non ho fatto centocinquanta UA per ascoltare il tuo rapporto scritto.
— Sissignore! — annuì il soldato che era un veterano delle guardie di sicurezza — Ho visto Samantha Bley che passava il bioscan e ho richiamato sul terminale la sua identità. E’ passata come Alyna Serbeji commerciante di zenzero.
— Sei sicuro? Il Colonnello mi ha riferito che non c’è stato nessun altro riscontro visivo. Come mai?
— Non lo so, signore.
— Sergente, siamo due vecchi veterani, non raccontarmi cazzate.
— Lo so, signore, ero una burba quando al cratere Keplero, sotto al suo comando, abbiamo sbaragliato i ribelli in soprannumero.
— Sergente abbiamo fatto prigionieri quel giorno? — chiese con il suo sorriso diabolico.
— No, l’ordine dopo la battaglia è stato di passarli per le armi. — rispose il sergente capendo a cosa alludesse il Generale.
— Allora, spiegami perché su un plotone di novanta soldati ho solo un confronto visivo.
— Gli altri soldati del mio settore erano assenti in quel momento.
— Perché non hai chiamato l’ufficiale di guardia?
— Non era presente.
— Colonnello venga a rapporto con i soldati di guardia nel settore del sergente Alvarez nel giorno dell’avvistamento.— disse sbrigativo Van Leyden nel comunicatore.
Dopo poco otto soldati attendevano gli ordini del Generale. Van Leyden mise in mano un collassatore al Sergente Alvarez.
— Siete puniti come da regolamento per abbandono del posto di guardia. Faccia fuoco Sergente.
Alvarez sventagliò il collassatore sul gruppo. Gli atomi di cui erano composti i corpi si trasformarono in una nuvola polverosa e poi si schiacciarono fra loro fino a occupare lo spazio di un granello di sabbia.
— Complimenti colonnello Alvarez lei è diventato il nuovo Comandante della stazione. Spero che faccia meglio del suo predecessore.— rise Van Leyden e aggiunse: — Andremo molto d’accordo Colonnello. Molto d’accordo. Continui.
— Dato che la consegna era di raccogliere informazioni, oltre alle isoimmagini della Sicurezza, ho scattato una serie di immagini ai raggi X. Questi hanno confermato le due fratture registrate alla ricercata Samantha Bley: una vertebrale L1 durante l’addestramento su Aurelio e l’altra frattura scomposta sottocapitata del femore sinistro in seguito all’abbattimento del suo velivolo in zona di guerra. Ritengo che sia Samantha Bley senza ombra di dubbio. Ho fatto seguire la ragazza, ma l’abbiamo persa dentro il Mercato orientale.
— Certo, Affat la sta proteggendo. Ben fatto, Colonnello.
— Sa dove è andata?
— Dove l’ho voluta. Finalmente avrò quella troia aureliana. Voglio che lei venga con me.

Rapporto n°27. Missione prosegue. Allontanati con successo il Colonnello dello spazioporto grazie a una nota prostituta locale e il Maresciallo sfruttando la sua passione per il gioco. Cambiato gli ordini di servizio delle guardie di sicurezza nel mio settore. I soggetti sopra riportati sono stati tutti da me collassati grazie a un ordine del generale Van Leyden, che mi condurrà dal tenente Samantha Bley. Rapimento del target nelle prossime ore. Si richiede copertura orbitale. Proseguo con la missione. IPAS.

Parker prese l’ascensore per il livello dodici. La necessità di aiutare Samantha aveva vinto il profondo disprezzo che aveva per quel prete. La porta dell’ufficio era aperta. Si fece coraggio ed entrò risoluto.
— Bravo Parker. Volevo proprio parlare con lei. — disse il prete non dandogli neanche il tempo di proferire parola. — Ho saputo che lei e Samantha vi volete sposare. Ha deciso di fare parte della comunità?
— Può darsi! — rispose Rajo, che solo in quel momento si rese conto che sposandosi con Samantha avrebbe rinunciato al proprio piano di fuga.
— Cosa vuole? — chiese il prete infastidito dai suoi modi sufficienti.
— Voglio sapere in quale tipo di follia hai spinto Samantha.
— Quindi sai dove è andata? — chiese il prete alzandosi e mettendosi a sedere sulla scrivania.
— Non giocare con me, prete. Qui dentro, niente si muove senza il tuo consenso.— urlò Parker.
Padre Michael stette per alcuni attimi in silenzio meditando quale fosse l’atteggiamento migliore, poi disse: — Sta bene, Parker, facciamo un patto: io ti rendo tutte le informazioni su Samantha e tu mi racconti cosa ti ha detto Bibi.
Parker trasalì quando sentì il nome dell’intelligenza artificiale, ma gli raccontò di come l’avesse portato nella sala di controllo, della vera storia della Terra e della proposta che gli aveva fatto. Nel frattempo padre Michael ascoltava in silenzio.
— Adesso tocca a te, prete. — disse Parker.
— Va bene. Samantha è su Smeralda. Se le mie fonti sono esatte, è passata alcune ore fa alla dogana dell’astroporto. Adesso è nel gran bazar con il Fronte orientale.
— Chi sono?
— Un’associazione a delinquere che si dedica alla vendita di uomini, droga e armi. Non aver paura, non corre nessun pericolo: il capo è un suo amico.
Parker si coprì il viso con entrambe le mani e si rivolse a padre Michael supplicandolo: — Fammi andare da lei, ti prego.
— Non essere sciocco Parker, quale possibilità hai di superare i varchi in un qualsiasi astroporto della Federazione? Sei l’uomo più ricercato dell’intera Galassia.— disse padre Michael intendendo porre fine alla discussione.
— Posso ancora diventare Bosch.— disse Parker giocandosi l’ultima carta.
— Non avevi rinunciato? — chiese padre Michael alzando un ciglio.
— Le mie sinapsi sono ancora potenziate e credo che quella spiona di Bibi sia in ascolto in questo momento.— esclamò Parker alzando il tono della voce e aggiungendo: — Cosa hai da perdere? Ti sono utile solo come Bosch e senza il mio consenso Bibi non continuerà l’operazione neurale. In questo momento sono solo un nemico: un ex agente di sicurezza di Tytan. Cosa te ne importa se crepo? — tuonò Parker cercando di essere più convincente possibile.
Padre Michael chiamò il colonnello Sirgul Smarinov. La sua copertura prevedeva continui viaggi su Smeralda per la vendita di tecnologia agricola sul pianeta. L’indomani sarebbe partito con lui, dopo che le sue impronte retiniche e digitali fossero state riprogrammate dal falsario della base. Padre Michael avrebbe avvertito il Fronte orientale, che lo avrebbe prelevato allo spazioporto. La missione non era rischiosa. Aveva fatto passare migliaia di agenti in quel modo e la complicità, non poco costosa, di Assal Affat lo avrebbe protetto.

— Maestro ti vorrei chiedere una cosa? — chiese Samantha ad Assal Affat che con un gesto della mano gli diede il permesso.
— Chi ha dato l’ordine di rapirmi quando ero piccola?
Assal rifletté per qualche secondo. — Figliola, tu da molto tempo hai imparato l’arte della guerra. — poi aggiunse guardandola nel profondo — soprattutto, hai imparato che sono le forze oscure che decidono le sorti del mondo.
— Dimmi la verità.
— Che ne può sapere un vecchio come me degli inganni di questo mondo.
— Eppure questo vecchio comanda il Fronte orientale da più di cento anni.— disse allargando le mani abbracciando tutto il bazar
— Piccole cose figlia mia, piccole cose.
— Maestro, ti prego, dimmi chi ti ha dato l’ordine di rapirmi e istruirmi.
— Esaudirò la tua supplica figlia mia. In cambio mi dovrai dire chi è il custode del Destinum e dove si trova.
— Il custode è John Parker una guardia di sicurezza di Tytan. In questo momento si trova su Oblio. — disse rassegnata Samantha.
— Guarda, guarda, finalmente vedo amore nei tuoi occhi.
— Sì, maestro, ho fatto la mia scelta.
— Dimmi, dove si trova Oblio, piccola Sam?
— Questo non posso rivelarlo maestro. Conosci bene i limiti delle informazioni che posso passarti.
— Una donna in amore è sempre più loquace. Non è il tuo caso, come vedo. Dovevo provarci. Risponderò alla tua domanda.— disse mentre la moglie versava il tè. — Sono stai i tuoi datori di lavoro: i Servizi aureliani. A quei tempi i grandi capi del tuo pianeta avevano deciso che crescere degli agenti era meglio che reclutarli. Ci fecero rapire e addestrare dieci bambini: sette maschi e tre femmine, ma solo tre divennero operativi.
Un figlio di Assal si avvicinò in silenzio bisbigliando all’orecchio del vecchio.
— Le informazioni che cercavi sono giunte. — Affat porse a Samantha il timidor e il Kefir.
Avevano preso residenza sul pianeta un centinaio di donne in quei giorni. Un numero talmente spropositato che era chiara l’intenzione di nascondere qualcuno. Tuttavia gli uomini del Fronte orientale erano riusciti a trovare Alyssa nell’emisfero settentrionale nel Mokil. Mentre Samantha era intenta a leggere le isomorfe che produceva il timidor, Assal continuava a bisbigliare nelle orecchie dei propri figli che si alternavano in una danza di ordini e istruzioni.
— Ti voglio fare un regalo di matrimonio figlia mia. Fortunato è quell’uomo che trova l’amore di un’aureliana. Conosco ciò che turba il tuo cuore da molti anni e voglio portarvi sollievo. E’ stato Van Leyden a farti bombardare la scuola. Aveva stretto un accordo con il governo di Aurelio per farti eseguire quella missione nascondendo la vera natura dell’obiettivo.
— Perché mi ha fatto uccidere trecento bambini?
— Trappole. Disseminano l’universo di trappole e aspettano che scattino. Ricordi: dopo l’accaduto, contro il mio consiglio, sei entrata a far parte del Gruppo Oblio. I bambini, tu, io, noi siamo solo un mezzo per loro. Ma per quale motivo ti stupisci e fai l’ingenua?
— Giuro sul Dio, che tutto vede, che Van Leyden pagherà con la vita.
— Vieni a faticare con noi nel bazar. Sai bene che non ti tradirei mai. Daremmo protezione anche a tuo marito.
— Voglio la vita di Van Leyden!
— Facciamo affari con lui.
— Allora non posso accettare. Maestro ho bisogno di una navicella, mi hanno seguito fino a dentro il bazar. —
— Non ti preoccupare — disse il vecchio annuendo. — Avrai anche una gradita sorpresa.

Per Aspera Ad Veritatem

La nave con Samantha e Parker attraccò accanto alla fattoria. Gli scanner della nave non rilevarono nessun segno vitale.
— Qui non c’è nessuno Samantha.
— Forse è andata da qualche parte. Non ci resta che aspettare.
— E’ più facile che veniamo scoperti in questo modo.
— Non possiamo fare nient’altro. Andiamo a fare un sopralluogo. — disse Samantha.
I due entrarono in casa. Il corpo di Alyssa penzolava da una corda sintetica. La luce proveniente dai due soli di Smeralda in quella particolare ora della giornata, quando uno dei due stava scendendo dietro il meridiano, dava un senso di irrealtà alla stanza. Davanti allo sguardo vacuo ed esanime di Alyssa era attaccato un quadro raffigurante lei e suo padre. La vista di quella macabra scena lasciò Samantha cianotica.
Parker ruppe quell’angoscia: — Credo che questo sia il suo biglietto di addio. — indicandogli il quadro alla parete.
— Gli abbiamo chiesto quello che non potevamo chiedergli. E’ stata colpa nostra. Aiutami a farla scendere. — bisbigliò Samantha a Parker.
— Che cosa vuoi fare adesso?
— Adesso dobbiamo seppellirla com’è d’uso su Terran. Non voglio lasciarla marcire appesa a un soffitto.
Parker l’aiutò a scavare la fossa e a trasportare il corpo. Sopra il tumulo misero una pietra dove incisero alla meglio il simbolo della casata Thyssen.
Dal cielo, nel frastuono dei retrorazzi, piombò un caccia del Servizio informazioni difesa. Parker e Samantha si schiacciarono a terra per evitare lo spostamento d’aria .
State fermi dove siete. Vi abbiamo sotto mira. Tirate fuori le armi e lanciatele verso la nave.— ordinò la voce di Van Leyden dall’interno.
— Lascia fare a me. — disse Samantha.
Il colonnello Alvarez e Van Leyden uscirono di corsa dalla rampa di ormeggio con i collassatori spianati.
— Comandante Bley, speravo che venisse padre Michael a salvare la principessa, ma lei è una sorpresa ancora più gradita. Presumo che quello sia l’agente Parker.— disse sarcastico e guardandosi attorno chiese: — Dov’è la nostra dolce Alyssa?
— Si è suicidata. Gliene importa qualcosa? — chiese Samantha.
— Ah,quella ragazzina viziata! Troppi figli di papà che giocano alla guerra .— disse scuotendo la testa — Comandante mi consegni il custode e la mappa.
— Mi hai fatto uccidere trecento bambini. Trecento!
— Mandami Parker!
— Parker non è più il custode della mappa se vuoi puoi controllare tu stesso. Non si ricorda nemmeno dove l’ha lasciata. — rispose tra i denti Samantha che cercava il momento buono per avventarsi contro Van Leyden.
— Nulla. — disse il Colonnello dopo aver perquisito Parker.
— Pazienza, la storia dell’uovo è solo una stupida favola. — disse allontanando l’idea con la mano — quello che veramente mi interessa è solo che il gruppo Oblio continui nella sua lotta. Avrei potuto cancellarvi dalla storia almeno una decina di volte se solo lo avessi voluto. — disse ironico — la verità è che abbiamo capito da tempo che per controllare i mondi è necessario un avversario sempre presente. Non mortale, ma abbastanza temibile. Però, Parker va eliminato: bisogna tenere a freno l’ego di padre Michael. Colonnello, ci pensi lei! — ordinò ghignando Van Leyden.
Samantha si precipitò contro Alvarez che stava perdendo tempo a distanziarsi da Parker per sparare. Il raggio del collassatore di Van Leyden la centrò al corpo grande. Alvarez sparò contro il proprio Generale. Quando la nuvola di molecole dei due corpi si abbassò, il Colonnello teneva Parker sotto mira.
— Adesso Parker sentimi bene: non ti voglio fare del male e non volevo che finisse in questo modo. — cercando di tenere un tono di voce rassicurante aggiunse: — Faccio parte dei Servizi d’informazione e sicurezza di Eulero, abbiamo un contratto con padre Michael. Dovevamo aiutare il comandante Bley a passare la dogana dello spazioporto e sorvegliare il tenente Alyssa.
— Va bene. Abbassa l’arma.— grugnì Parker. — E andiamo via: i collassatori avranno messo in allarme le difese del settore. — disse dirigendosi verso la navetta di Van Leyden
— Possiamo proteggerti noi. — disse Alvarez.
— Mi puoi aiutare a trovare un posto dove nascondermi? — chiese Parker.
Approfittando di una falsa sensazione di sicurezza del Colonnello, mentre salivano la rampa della navicella, le mani di Parker scattarono sulla testa di Alvarez e la torsero finché Rajo non sentì il rumore inconfondibile delle vertebre cervicali che si spezzavano. Poi puntò il collassatore sul corpo e lo fece implodere riservandogli la stessa fine di Samantha. Avrebbe voluto un corpo da seppellire e su cui piangere. Gli avevano negato anche questo.
Fece rotta su Oblio.

— Bibi, lo so che mi ascolti ti devo parlare. Bibi!
Era la terza volta che portava il turbo ascensore su e giù per tutti i piani della base. Iniziava a credere che quel giorno avesse sognato.
— Ok, Bibi! Hai vinto! Io sono il Professore Jeroniamus Bosch.— urlò più forte che poteva. L’ascensore si aprì finalmente nella sala di controllo.
— Agente Parker vuole mantenere la parola data a padre Michael?
— Fammi fare il transfert. Sono pronto.
— L’uovo non è più in mio possesso. Posso chiederle cosa le ha fatto cambiare idea?
— Non ricevi più segnali dalla galassia?
— Ho seguito con grande interesse un’innumerevole serie di dispacci dei vari Servizi segreti nelle ultime ore. Mi dispiace per quello che è successo al comandante Bley. E’ per questo che vuole il transfert? Vuole vendicarsi?
— Van Leyden è morto. No, non è per questo.
— E per cosa agente Parker?
— È una storia lunga Bibi.
— La mia fonte energetica decadrà fra diecimila anni. Credo che io abbia un po’ di tempo per ascoltarla.
— Non è la Thyssen che comanda i mondi, sono tutti quegli assurdi Servizi segreti. La guerra è solo un’arma nelle loro mani.
— Cosa ha in mente di fare?
— Non lo so Bibi. Forse Bosch conosce la risposta. Chi è in possesso dell’uovo adesso?
— Lei agente Parker. Controlli la sua tasca. L’uomo che l’ha trovato glielo ha restituito appena è ritornato su Oblio.
— Io non lo ricordo.
— Come non ricorda tutte le volte che lo ha perso e il Destinum l’ha ritrovata. Si sieda su quella poltrona Professor Bosch.

La musica che aveva ascoltato nella sala d’incisione si insinuò di nuovo nella sua mente.

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2 risposte a “Gli Asini di Tytan”

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